Quando gli uomini si trovano in una situazione nuova, si adattano e cambiano. Ma fintanto che sperano che le cose rimangano come sono ne fanno oggetto di compromesso, e non ascoltano volentieri le idee nuove.
Jean Monnet, cittadino onorario d’Europa
Quando Javier Morales, poi vicesindaco dell’isola di El Hierro, partì dalle Isole Canarie verso la Spagna per chiedermi di contribuire alla progettazione di un’economia locale che un giorno fosse indipendente nell’approvvigionamento di acqua e carburante, non mi ci volle molto a proporre una strategia basata su energia eolica, idroelettrica e volani (sistemi di accumulo meccanico dell’energia). L’obiettivo era quello di fornire energia rinnovabile e acqua in abbondanza per stimolare l’agricoltura e le industrie locali. L’investimento totale per questo progetto è stato stimato, nel 1997 in via preliminare, intorno ai 67 milioni di euro. La reazione del mondo politico e finanziario fu sprezzante: se una piccola isola con 10.000 abitanti chiede tanti soldi, vuol dire che cerca di costruire un “elefante bianco”. Spesso trascuriamo quanto sia “ristretto” il nostro pensiero!
L’isola stava spendendo 8 milioni di euro l’anno solo per importare il carburante diesel necessario per generare energia elettrica. Le petroliere sversavano l’olio, l’impianto era rumoroso e inquinante.
È interessante notare come questo modello economico ed energetico fosse considerato “normale”, nonostante non servisse un economista per capire che la spesa totale in 10 anni si sarebbe aggirata intorno agli 80 milioni di euro. Senza dire che il denaro sarebbe finito tutto nelle tasche dei produttori di petrolio – nessuno dei quali ha sede in Spagna. Così ci siamo chiesti: «Come si può considerare normale l’importazione di combustibili fossili inquinanti mentre riconvertire la spesa verso fonti rinnovabili di energia che avrebbero mantenuto nell’isola le risorse, sarebbe “un elefante bianco”»?
L’idea di convertire El Hierro nella prima isola autosufficiente nella produzione di acqua e carburante è costata 86 milioni di euro, a cui si devono aggiungere altri 21 milioni dopo l’eruzione di un vulcano, che ha reso necessarie altre infrastrutture. L’impianto è stato inaugurato nel 2013. Ora gli isolani sono molto decisi a fare il passo successivo: riconvertire entro un decennio i 6mila veicoli che circolano sull’isola in mezzi elettrici.
Tuttavia, anche dopo il successo del progetto, gli avversari continuano a ripetere la loro accusa. È “un elefante bianco” anche spendere 150 milioni di euro nella conversione dei motori a combustibile fossile in motori elettrici. Di nuovo, con pazienza, abbiamo riformulato la stessa domanda: “Può un’isola permettersi di spendere ogni anno 12 milioni di euro per l’acquisto di carburante e gasolio?”. Denaro che viene “buttato fuori” dall’economia locale, mentre, come è avvenuto per gli 8 milioni che si spendevano per alimentare la centrale, si possono tenere nell’isola anche i 12 milioni di euro per il carburante dei veicoli circolanti?
Così l’isola di El Hierro ha deciso di creare una propria società di leasing di auto elettriche. Tutti i taxi e le auto a noleggio saranno elettrici da subito, e non appena ci saranno 500 veicoli elettrici sull’isola, l’azienda di leasing installerà una rete intelligente, che stabilizzerà la fornitura di micro-corrente quando la domanda lo richiede, e immagazzinerà l’energia in eccesso nelle batterie delle auto. Non appena i veicoli saranno 2.500, la combinazione di eolico, idroelettrico, volani e batterie offrirà un livello di efficienza che avrà come ulteriore effetto l’abbassamento del costo dell’acqua. Sì, l’acqua è vita e per secoli l’isola ha sofferto di una drammatica carenza di questa risorsa, ma provate a immaginare la svolta possibile grazie alle fonti rinnovabili e a una rete intelligente integrata da trasporti a emissione zero: il doppio dell’acqua alla metà del costo!
Troppo spesso ci dimentichiamo che l’energia è uno strumento, non un fine. Le nostre vite hanno bisogno di acqua, cibo, alloggio, salute, mobilità. E ognuna di queste attività della vita richiede energia. È fondamentale superare il dibattito su “rinnovabili o no”, o peggio “a favore o contro i combustibili fossili”, e spostare l’attenzione sulla nostra capacità di rispondere ai bisogni di base di tutti nelle nostre società. Se siamo pronti a mettere al centro il soddisfacimento dei bisogni, allora il dibattito sui combustibili fossili ritorna nelle sue giuste dimensioni.
È arrivato il tempo di andare oltre il “pro o contro”. Questo approccio divisivo in cui c’è il bene contro le forze del male, divide la società e le persone. Non possiamo trascurare il fatto che la comodità di combustibili fossili e la sua abbondanza ha permesso a molti e per decenni di vivere in ambienti con aria condizionata, senza preoccuparsi delle conseguenze e dei danni collaterali connessi con la combustione di tanto carbone, petrolio e gas naturale. Abbiamo bisogno di alzare il livello del confronto, e troveremo chi verrà a mostrarci le straordinarie opportunità di creare una economia locale fiorente utilizzando ciò che è disponibile in loco. Si tratta, dunque, di passare dal carburante facile e a basso costo, che però nasconde molte verità scomode e costi differiti, a fonti energetiche locali, che ci permetteranno di far crescere l’economia del territorio, usando risorse già disponibili e naturalmente in modo sostenibile.
Se in natura si tira un filo, ci si rende conto rapidamente che è collegato a tutto il resto.
John MuirQ