Sono icone tratteggiate con carboncino nero, denso e spesso. Sono le dramatis personae della storia di Roma, dalla sua fondazione ad oggi. Dal 16 aprile una ampia selezione dei bozzetti che William Kentridge ha realizzato per l’intervento di street art sul Lungotevere (qui l’articolo di Left che racconta l’opera) campeggiano sulle pareti del >Museo Macro di Roma in una mostra. Sulle pareti del museo ristrutturato dall’architetto Odile Decq, fluisce una lunga teoria di figure, accostate per nessi analogici, più che seguendo una cronologia razionale.
Ed è lo stesso William Kentridge a raccontarcene la genesi dal vivo. «È stato un lungo lavoro negli anni, soprattutto per la difficoltà di ottenere tutti i permessi, un lavoro passato attraverso diverse fasi: la prima e forse la più importante è stata il desiderio di realizzare questo fregio di 500 metri». L’affresco sarà inaugurato il 21 aprile per Natale di Roma e, racconta l’artista suafricano, dalle 20 e 30 sarà un grande evento popolare.
«Non ci sono posti riservati, tutti possono partecipare gratuitamente». Due colonne di persone partiranno da Ponte Sisto e da Ponte Mazzini, portando le icone che campeggiano nel graffito e proiettando le loro ombre. A dare il passo sarà un’orchestra che suona dal vivo musiche del compositore sudafricano Miller che si è ispirato a musiche del XVI secolo. «Il direttore d’orchestra camminerà all’indietro portandosi dietro pubblico e musicanti», anticipa Kentridge che in passato ha già realizzato esperimenti di cine concerto ed eventi itineranti che fondono linguaggio colto e popolare.
I due gruppi di di questa laica processione si ritroveranno davanti all’opera che Kentridge ha realizzato sui faraglioni del ponte, per arte del levare, facendo in modo che le figure emergano in bianco tirando via il deposito di smog con getti d’acqua ad alta pressione. «Per arrivare a questa fase finale, sono passato attraverso i bozzetti , realizzati in differenti dimensioni- dice l’artista -. Che poi ho trasformato in bozzetti ad inchiostro per arrivare poi a realizzare delle forme da trasferire sulle pareti con la classica tecnica dello stencil». Sulle pareti del lungotevere già si possono vedere alcuni brani di pittura, con rappresentazioni di passaggi significativi della storia romana. «Non ho badato tanto alla logica quanto al senso, per questo la figura di Pasolini, per esempio, ai trova vicina quella mitica di Remo. La cupola di San Pietro è vicina alla costruzione del ghetto e al rogo di Giordano Bruno. Quello che volevo raccontare con quest’opera intitolata Trionfi e lamenti sono anche le contraddizioni della storia».