Charlotte Bronte non era un genio maledetto e isolato nella selvaggia brughiera. come voleva il mito romantico. E nemmeno, all’opposto, una figura decorosa dal «carattere domestico» come l’ha descritta Elizabeth Gaskell, la sua prima biografa. «Tra il 1846 e il 1853 le sorelle Brontë pubblicarono Poesie, Agnese Grey, Jane Eyre, Cime Tempestose, Il segreto della signora in nero, Shirley e Villette. Eppure per gli estranei non erano nulla e meno di nulla in quanto ragazze a servizio in case di campagna». Racconta l’anglista dell’università di Oxford Lyndall Gordon nella biografia Charlotte Brontë. Una vita appassionata (Fazi editore) in cui – nel bicentenario delle nascita della scrittrice inglese – ne offre un ritratto liberato da molti falsi miti.
Charlotte Brontë era una scrittrice consapevole e che voleva esprimere la propria ricca vita interiore. Certo non ha avuto una vita avventurosa, ma aveva fantasia e immaginava vite tumultose, piene di passione.
Ma veniamo ai fatti: Charlotte Brontë (Thornton, 21 aprile 1816 – Haworth, 31 marzo 1855) era la prima delle tre sorelle figlie di un pastore protestante, nate e vissute per quasi tutta la vita nello Yorkshire. Uscì dalla sua Inghilterra solo per andare a studiare il francese in Belgio. Ed ebbe un breve matrimonio. Con un reverendo. La scrittrice morì mentre aspettava il suo primo figlio. Il matrimonio le aveva permesso di emanciparsi al lavoro di governante in case private dove le padrone non erano affatto interessate al suo lavoro di scrittrice. Anzi, lo annullavano deliberatamente. «Ho detto nella mia ultima lettera che la signora Sidwick non mi conosceva» scrisse Charlotte ad Emily. «Ora inizio a capire che non intende conoscermi.. Pensavo che mi sarebbe piaciuto stare a contatto con la buona società ma ne ho avuto abbastanza è un compito penoso osservare e ascoltare».
Come biografa Gordon, però, non si è fermata agli aridi fatti e in questo libro ha cercato di ricostruire quale fosse il vissuto della scrittrice attraverso il suo epistolario e interrogando le opere più autobiografiche della Brontë come Villette e come Shirley ( ora riproposti da Fazi, insieme a Il professore che giudicato troppo realistico fu pubblicato nel 1857, due anni dopo la morte dell’autrice) . Dalle quasi cinquecento pagine di questa nuova biografia emerge così la fisionomia di una donna di talento, niente affatto lacrimevole, al contrario, arguta e piena di humour. E che a suo modo, anche attraverso la letteratura, si opponeva alle discriminazioni a cui erano sottoposte le donne nella sua epoca. un aspetto che traspare in alcuni personaggi come Jane Eyre che, «si rifiuta di attenersi a una serie di copioni sociali già scritti in sostanza il rifiuto di forzare la propria natura».
E se da un punto di vista di stile di vita la scrittrice dovette necessariamente piegarsi allo stile vittoriano, adattandosi alla figura della «povera creatura» timida e discreta che le aveva cucito addosso la sua “amica” Elisabeth Gaskell (facendo il gioco del pubblico vittoriano) sul piano della letteratura, come sottolinea Gordon «l’impatto della sua voce invisibile» fu potentissimo. E non meno forte si capisce dalle lettereera la sua aspirazione ad emergere sul piano pubblico. Al contempo Charlotte era consapevole dell’esigenza di avere «una stanza per sé», di avere la possibilità di isolarsi per poter scrivere. Un’esigenza che il suo lavoro le impedisce di realizzare. Nonostante questo riuscì a scrivere un libro come Jane Eyre, il romanzo che consacrò il talento di Charlotte Brontë e che è stato riproposto al cinema in molte versioni. La prima trasposizione cinematografica risale addirittura al cinema muto mentre la più recente risale a cinque anni fa. Interessante è anche l’eco che i romanzi della Brontë hanno avuto in Paesi asiatici come l’India e soprattutto il Pakistan dove ha avuto una grande circolazione tradotto in urdu.
In occasione dei duecento anna dalla nascita della scrittrice la National Portrait Gallery di Londra ospita attualmente una mostra intitolata Celebrating Charlotte Brontë. Mentre Neri Pozza pubblica “L’ho sposato, lettore mio. Sulle tracce di Charlotte Brontë” (pp. 304, 18,00 euro, titolo originale Reader, I Married Him: Stories Inspired by Jane Eyre), un’antologia di scritti a cura di Tracy Chevalier, ispirati all’autrice di “Jane Eyre”, che ha come sottotitolo “Sulle tracce di Charlotte Brontë”, mentre due mostre in Gran Bretagna la celebrano. @simonamaggiorel