Un probabile crimine di guerra. Così ha definito il raid aereo, probabilmente siriano, sul campo profughi di Kamouna, nella provincia di Idlib, in Siria. Nell’attacco aereo sono morte almeno 28 persone e decine sono i feriti. Nel campo c’erano circa 500 tende abitate da altrettante famiglie fuggite da Aleppo, dove anche in questo periodo di tregua si è continuato a combattere.
Il giorno prima le parti in conflitto – Assad e le opposizioni non jihadiste che lo combattono – avevano raggiunto un nuovo accordo per il cessate il fuoco. È chiaro che questo raid rischia di far saltare tutto e che Assad vuole riprendersi Aleppo per, semmai, sedersi a qualsiasi tavolo negoziale da una posizione di forza assoluta. L’idea di una transizione verso un regime diverso non sembra sfiorarlo.
#BreakingNews Video footage from our team response after the bombing of Kamounia refugee camp: https://t.co/F2pmgXLcOV (Graphic).
— The White Helmets (@SyriaCivilDef) 5 maggio 2016
Il dittatore siriano ha scritto in un telegramma al presidente russo Vladimir Putin che il suo esercito non avrebbe accettato niente di meno che «il raggiungimento della vittoria finale» e «schiacciare l’aggressione» dei ribelli ad Aleppo.
La risposta Usa, che assieme a Mosca ha mediato il rinovo del cessate il fuoco, è stata secca: «Invitiamo la Russia a rispondere con urgenza a questa affermazione del tutto inaccettabile», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Mark Toner. «C’è un chiaro sforzo da parte di Assad per portare avanti la sua agenda, ma spetta alla Russia di esercitare la propria influenza sul regime per mantenere la cessazione delle ostilità».
Solo pochi giorni fa le forze di Assad avevano colpito l’ospedale di Aleppo sostenuto da Medici Senza Frontiere. Ora le bombe sui profughi sono un segnale ulteriore di una strategia che non prevede pause umanitarie alla guerra. Le Nazioni Unite, in questi giorni, hanno avvertito diverse volte che, senza una cessazione delle ostilità, almeno 400mila persone, ridotte in condizioni disperate, cercheranno di attraversare i confini e fuggire dalla guerra. L’Europa, che non svolge un ruolo serio nel cercare di mediare e premere su Assad, non svolge nemmeno il suo dovere di accoglienza: le ultime misure previste sulle multe ai Paesi che non accolgono rifugiati difficilmente cambieranno le cose.