È di sei morti e un centinaio di feriti il bilancio degli scontri avvenuti tra insegnanti e polizia federale la scorsa domenica nel sud del Messico, nello Stato di Oaxaca. La protesta è esplosa violentemente, con alcuni veicoli dati alle fiamme, dopo che le forze dell’ordine hanno sgomberato in maniera piuttosto violenta, con l’uso di lacrimogeni, un concentramento che da oltre una settimana bloccava uno strada nella città di Asuncion Nochixtlan.
A prendere parte alle proteste sono stati gli insegnanti del sindacato Coordinamento nazionale dei lavoratori dell’educazione (Cnte), che si oppone alla riforma dell’istruzione adottata dal presidente Enrique Pena Nieto e dal suo governo di centrodestra nel 2013. La riforma prevede, tra le altre cose, un esame obbligatorio valutativo per tutti docenti, anche quelli già in attività. Secondo la Cnte, il test non sarebbe altro che un pretesto per allontanare dall’insegnamento chi è sgradito al regime. Le proteste sono scoppiate dopo l’arresto di due leader del sindacato, Ruben Nunez e il deputato Francisco Villalobos, accusati di corruzione e di riciclaggio di denaro. A prendere parte alle proteste, secondo fonti sindacali, 80mila persone nella municipalità di Oaxaca e oltre 20mila nel Chiapas.
Detienen a Francisco Villalobos, secretario de organización de la Sección 22 de la CNTE en Oaxaca https://t.co/gUj3YjOXBn
— Proceso (@revistaproceso) 12 giugno 2016
La Commissione per la sicurezza nazionale messicana ha giurato che gli agenti che hanno preso parte alle operazioni fossero sprovvisti di fucili, e che il massacro sia opera di «sconosciuti giunti dall’esterno che hanno cominciato a sparare sia sui manifestanti che sulla polizia». Alcuni video mostrano però almeno un ufficiale di polizia mentre spara più volte con una pistola. Anche il capo della polizia, Enrique Galindo, ha affermato poi che una divisione armata è stata schierata contro gli sconosciuti «che hanno aperto il fuoco contro polizia e manifestanti».
Secondo Galindo a guidare la protesta violenta non sarebbero gli insegnanti della Cnte, ma gruppi di violenti dal volto coperto giunti da fuori. I governi federali e statale hanno dato appoggio alla polizia: per loro «ci sono notizie della presenza di vari gruppi violenti che hanno guidato i blocchi di strade e installazioni strategiche per giorni» e quindi sarebbe il sindacato a dover prendere le distanze da questi gruppi non identificati.
Secondo il segretario per la pubblica sicurezza, le vittime sono tutte civili, e almeno tre dei morti presentano ferite di arma da fuoco – una di queste sarebbe minorenne. Tra i feriti 55 sono agenti federali e statali, mentre 53 sono civili. Almeno 21 persone sarebbero state arrestate. Tra le vittime ci sarebbe anche un giornalista. La Cnte, ala radicale di un sindacato nazionale, ha denunciato senza mezzi termini «l’azione repressiva dei governi federale e statale».
Il sindacato nel 2006 diede vita a una rivolta sempre nello Stato di Oaxaca per protestare contro la scarsità di fondi destinate alle scuole e ai bassi salari. La rivolta durò sei mesi, e il bilancio fu di sei morti e centinaia di feriti. Le proteste cessarono dopo l’invio di oltre 2000 celerini e dell’esercito, che sgomberarono con la forza le barricate.