Una condanna a 2 mesi di carcere con la condizionale per aver usato l’io narrante nella sua tesi di laurea “Ora e sempre No Tav: identità e pratiche del movimento valsusino contro l’alta velocità”, conseguita nel 2014. È successo a Roberta Chiroli, ricercatrice. Il 15 giugno 2016, il tribunale di Torino l’ha condannato per concorso morale in violenza privata aggravata e invasione di terreni. Due mesi, a fronte dei 9 anni chiesti dai pm torinesi. Per le stesse circostanze era imputata anche una ricercatrice di Sociologia all’Università della Calabria che però è stata assolta. «Siamo indignati: che ci risulti, è la prima volta dal 25 aprile 1945 che una tesi di laurea viene considerata oggetto di reato e subisce una condanna. Ci domandiamo, increduli, quale perversione attraversi un paese che porta nelle aule di un tribunale le parole di una tesi di laurea», recita l’appello “Mai scrivere “noi”. Appello per la liberta di ricerca e di pensiero.
Quello che per la difesa è un “espediente narrativo”, per l’accusa è la prova del “contributo” alla dimostrazione NoTav. «L’uso del noi nella tesi rappresentava una scelta stilistica», spiega l’avvocato di Chiroli, Valentina Colletta, «quindi è assurdo che la ragazza sia stata condannata sulla base di questa osservazione. Anche perché i filmati dimostrano che entrambe le ricercatrici hanno sempre avuto un atteggiamento defilato rispetto alla manifestazione». Il lavoro di ricerca sociale di Chiroli, del resto, ha attenuto dalla commissione di laurea il voto di 110 e lode. Ma il giudizio dell’autorità giudiziaria è stato la sanzione penale.
Com’è andata
Laureata in antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, nel 2014, Roberta si è recata per qualche mese in Val Susa, insieme a Franca Maltese, dottoranda in Antropologia all’università della Calabria, partecipando a incontri e manifestazioni No Tav. Entrambe partecipano, ma non entrano nella proprietà privata, si limitano a osservare. Di ritorno a Venaus, sul treno, i manifestanti vengono fermati dagli agenti di polizia, anche Roberta e Franca, che vengono denunciate, insieme ad altre 43 persone, per concorso morale nei reati di blocco stradale, imbrattamento, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata, invasione di terreni. In attesa delle motivazioni della sentenza, il giudice potrebbe aver accolto la tesi del pubblico ministero: condanna per concorso morale in quanto la Chiroli ha utilizzato il “noi partecipativo”. L’io narrante, insomma. Come questo.