Il 6 luglio di 45 anni fa, la scomparsa del più grande trombettista jazz di tutti i tempi. Ricordato dal pubblico di tutto il mondo per la dolce ballata “What a Wonderful World”, Louis Armstrong è stato un musicista straordinariamente prolifico ed un personaggio ironico adorato dal suo pubblico e corteggiato dal cinema e dalla televisione. Ma cosa è stato a fare di Louis Armstrong una delle figure più amate della musica e dello spettacolo?
L’esordio e la straordinaria carriera
Il folgorante talento musicale di Armstrong emerge sin da subito per le strade di New Orleans. Orfano di padre e tolto alle cure della madre per essere destinato ad un orfanotrofio, il trombettista afro-americano inizia ad esibirsi come musicista di strada. Finito in riformatorio per aver sparato dei colpi di pistola in aria, Armstrong ha lì il primo incontro con lo strumento. Uscito poco dopo, il jazzista fa la conoscenza di Joe “King” Oliver, il più grande trombettista di New Orleans, che diventa suo mentore artistico e personale.
Per anni Armstrong si esibisce senza sosta per locali, battelli e città diverse fino ad approdare, a 23 anni, a New York. La città fa maturare il suo talento e segna la sua fama.
In poco tempo, l’ironico e solare musicista si trova ad incidere con alcuni dei big del momento – Sidney Bechet e Bassie Smith – e si afferma come uno dei trombettisti più promettenti della scena jazz americana. Di lì la sua carriera continua con viaggi straordinari e storici duetti – primo tra tutti quello che darà origine alla lunga collaborazione con Ella Fitzgerald. È in questo contesto che approda a modulare quello stile cantato che è rimasto tratto distintivo del jazz del musicista.
L’arrivo in Italia, Sanremo 1968
All’apice della sua carriera e ormai sessantaseienne, l’icona jazz arriva ad esibirsi in italiano sul palco dell’Ariston. Per omaggiare il pubblico estasiato dalla sua esibizione, Armstrong decide di cantare un secondo pezzo, il celeberrimo When The Saints Go Marching In.
È allora che Pippo Baudo, alla conduzione del suo primo festival, è costretto – su indicazione del direttore artistico Gianni Ravera – ad interrompere l’istrionico jazzista. Fu la prima ed unica volta per Satchmo.
La breve storia del suo brano più famoso, What a Wonderful World.
Nata su di un diverbio tra l’ideatore, George Douglas, e la casa di produzione ABC, la ballata cantata da Armstrong è forse ricordata come il pezzo più famoso della storia del jazz cantato. Inno dolce alla diversità e alla bellezza, What a Wonderful World ottenne la fama internazionale nel 1968 quando il brano venne inserito nella colonna sonora di Good Morning, Vietnam. Da allora il pezzo è stato ripreso da cinema e televisione centinaia di volte – da Twin Picks a Bowling for Columbine – diventando eterno ricordo e dono del trombettista di New Orleans alla storia della musica internazionale.