Aggiornamento: Il capo della polizia David Brown e il sindaco Mike Rawlings hanno detto in una conferenza stampa che non rilasceranno particolari sugli arrestati o sul morto, riferendo però che questi, durante le trattative ha detto di «voler uccidere poliziotti e bianchi, di essere furioso per le morti dei giorni scorsi e di non essere collegato a nessuna organizzazione». Non è chiaro se i tre sospetti arrestati siano necessariamente connessi alla sparatoria e, a questo punto, le informazioni lasciano il dubbio se, la sparatoria non sia l’ennesimo episodio di lupo solitario squilibrato che ha a disposizione armi automatiche o se si sia trattato di un atto più politico e organizzato da un gruppo.
Aggiornamento: le parole di Obama. «Non conosciamo i fatti ma sappiamo che c’è stato un attacco violento, brutale e premeditato sulla polizia che proteggeva le persone che marciavano per protestare. Ho detto che bisogna fare riforme del sistema penale e giudiziario, ma ho anche detto che la maggioranza dei poliziotti fanno il loro mestiere in maniera giudiziosa».
Il presidente Usa ha anche parlato del fatto che la presenza di armi automatiche rende tutti gli attacchi come quello di Dallas più tragici.
Aggiornamento: la persona asserragliata in un garage è morta o si è uccisa. Le autorità stanno controllando gli edifici pubblici e le strade del centro di Dallas per cercare eventuali ordigni nascosti. La persone che si è uccisa aveva infatti detto di avere piazzato bombe.
Cinque poliziotti morti e altri sette feriti. E il centro di Dallas in preda al panico. Stavolta l’ennesima strage dovuta alla follia e alla disponibilità di armi prende la forma della protesta contro le uccisioni di neri da parte della polizia.
Mentre una marcia di protesta per la morte di Philando Castile e Alton Sterling, i due neri uccisi da poliziotti a Baton Rouge e St. Paul nei giorni scorsi, si scioglieva, quattro persone, ma la polizia non è certa non ce ne fossero altre, hanno aperto il fuoco con delle armi automatiche, scatenando il panico e, facendo una strage.
Il capo della polizia di Dallas ha spiegato che i poliziotti sono stati colpiti dall’alto: gli aggressori, insomma, si erano piazzati in posizione da cecchini e hanno aspettato l’arrivo della manifestazione per cominciare a sparare.
Tre persone sono state arrestate dopo che la polizia le aveva viste gettare un borsone nel cofano di una mercedes e cercare di fuggire. Una quarta persona è, mentre scriviamo, asserragliata al secondo piano di un parcheggio, circondata e scambia colpi d’arma con la polizia. La persona dice di avere con sé delle bombe e che altre sono state piazzate in città.
Poche ore prima che a Dallas scoppiasse l’inferno il governatore del Minnesota, Dayton, aveva dichiarato che «se Philando Castile fosse stato bianco sarebbe ancora vivo, abbiamo un problema di razzismo e ce ne dobbiamo occupare». Anche Obama era intervenuto.
Il Washington Post ha raccolto i dati sui morti afroamericani uccisi dalla polizia e segnalato come questi, dopo Ferguson e le proteste che ne sono seguite, sono aumentati: 465 nel 2015, 491 quest’anno. Sono numeri enormi e in parte rimandano alla questione delle armi: se ne circolassero meno, l’uso della forza da parte della polizia, quando è un uso indiscriminato e razista, si rivelerebbe per quel che è e non avrebbe scuse.
This is one of our suspects. Please help us find him! pic.twitter.com/Na5T8ZxSz6
— Dallas Police Depart (@DallasPD) 8 luglio 2016
Un buon esempio è il tweet qui sopra: questo è uno dei manifestanti, che la polizia identifica come sospetto. Si tratta di Mark Huges, che quando ha saputo di essere ricercato si è presentato alla polizia ed è poi stato rilasciato. Ecco, Huges ha un fucile automatico a tracolla e partecipa a una manifestazione. Le due cose in Texas sono legali. Una follia.