Da ieri mi chiedevo come avrebbero difeso le religioni, quelle importanti, quelle che hanno fatto la Storia per davvero, dai segni del tempo. Perché il tempo le ha segnate le religioni, le ha smascherate, e oggi ne mostra ancora le tragiche atrocità. Guardavo una delle tante trasmissioni televisive mattutine, il titolo era “L’ira della religione”, e cercavo di seguire il pensiero degli ospiti. Di vedere se aveva un inizio, uno svolgimento e una fine. E mi chiedevo come le avrebbero difese le loro religioni, il cristiano e il musulmano. A confronto entrambi. Ma niente, nessuna linea, nessuna coerenza, solo paura del tempo e dei segni. Il sotterfugio, la scappatoia è quella del dialogo interreligioso ma è poco durevole, perché poi la mano scappa sempre, e la religione dell’uno è sempre meglio di quella dell’altro. Eccolo il tempo e i suoi segni.
Poi questa mattina Bergoglio. Non ho nulla contro questo papa, che per me è un papa. Ne ho studiati tanti tantissimi, alcuni buoni altri cattivi. Di solito si alternano nei secoli, linea dura e linea morbida. Funziona. Questo è buono, è bravo. Nel senso che è un papa abile. Ha risposto alla mia domanda, perfettamente. Come difendo le religioni dai segni inesorabili del tempo? Le società si laicizzano, le fedi perdono pezzi, i riti appaiono ridicoli, il sapere su identità di appartenenza e religiosa corre veloce, il rischio di una liberazione da tutte le religioni per assurdo è pressante. E a ricordarci inesorabilmente il “frutto proibito delle religioni” ci si mette pure l’Isis con quella violenza assurda che ci riporta ai secoli dell’Alto Medioevo. Diamine che guaio.
E così come scappiamo? Come le salviamo queste strane ideologie che dicono che c’è un solo Dio, ma poi ognuno ha il suo, e che nel nome di quel Dio che non si vede ma è come scrive oggi Bagnasco, “vero ideale”, bisogna riempire il “proprio vuoto spirituale”? Perché se il punto di partenza è questo: il vuoto di tutti, il vero ideale e il fanatismo, il punto di partenza è sempre lo stesso e Bergoglio deve disperatamente cercare di tenere botta.
L’eroe dei nostri giornali e dei nostri commentatori – anche oggi guardavo in silenzio la mia trasmissione mattutina – papa Bergoglio, ha risposto alla mia domanda. Come scappiamo? Come freghiamo il tempo che morde? «Siamo in guerra, guerra vera. Non di religione, no. Tutte le religioni vogliono la pace, la guerra la vogliono gli altri».
Capito? La guerra la vogliono e la fanno gli altri, le religioni non c’entrano niente. Non hanno responsabilità. Vogliono la pace tutte (a questo punto anche a uno storico di mediocri vedute si attorcina lo stomaco). La guerra la fanno gli uomini brutti e cattivi. E i commentatori gioiscono: non fa il gioco dell’Isis, non è una guerra di religione, bravo il papa a dire che le religioni non c’entrano nulla, se non ci fosse lui…. Fatto, religioni salve per oggi. Poi vediamo domani.
Strategia: per salvare la religione, la propria, occorre salvarle tutte perché smascherata una, smascherate tutte. I segni del tempo sono implacabili. E Bergoglio lo sa. E mentre lui sfonda, Bagnasco ricostruisce uguale nei secoli dei secoli: «Non si può dialogare solo in termini economici, politici, finanziari… Occorre un’Europa più umanistica, più cristiana… Proprio in una visione antropologica il cristianesimo riassume il meglio dell’esperienza umana universale». Sempre il meglio ovviamente.
Eppure il tempo corre, e i suoi segni sono inesorabili. Quel presunto “vuoto spirituale” da riempire con qualche Dio trasparente sembra sempre più ridicolo. E le religioni? Un problema. Sembrano sempre più un problema. Serio.