In Afghanistan questa volta ad essere stati colpiti sono stati gli occidentali. Intorno alle 13 di Chesht-e-Sharif, il distretto afghano vicino al confine con l’Iran, un gruppo di turisti occidentali è rimasto vittima di un assalto da parte di un commando di uomini armati di cui, al momento, risulta ignota l’appartenenza politica.
Si tratta di otto britannici – secondo il Guardian due sarebbero scozzesi – tre statunitensi e un tedesco. Le vittime dell’assalto, nessuna delle quali ha riportato lesioni gravi, viaggiavano lungo la strada che collega Herat, la città fondata da Alessandro Magno, al sito archeologico di Bamyan, distrutto dai taliban nel 2001 e considerata dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Il sito archeologico prende il nome dalle due imponenti statue di Buddha sbozzate direttamente nella montagna e si trova a 230 km da Kabul e che furono fatte saltare dai fondamentalisti. Quella regione, centro culturale e turistico dell’Afghanistan, è controllato dal governo ombra dei Taliban che secondo alcune fonti locali potrebbero essere gli autori dell’imboscata. Qualora fosse davvero opera dei talebani, l’attacco di oggi confermerebbe il rapido sgretolarsi delle già delicate condizioni di sicurezza del Paese. Lunedì, infatti, a Kabul i talebani hanno fatto esplodere un camion all’ingresso di un hotel della capitale che ospita contractors stranieri, mentre ad Helmand, la regione al confine con il Pakistan, sono riusciti a riconquistare diverse porzioni di territorio. Le forze taliban si sono avvicinate alla capitale della regione Lashkar Gah, provocando la reazione delle autorità afghane che hanno chiesto agli Stati Uniti di intensificare la propria azione sul territorio.
Gli attori sul campo di guerra afghano sono tre. Mentre i talebani cercano di colpire obiettivi strategici per togliere terreno alle forze di governo e ai loro alleati stranieri, l’ISIS cerca di seminare il terrore tra la popolazione e di destabilizzare le già precarie condizioni di sicurezza e stabilità del Paese. Lo scorso 1 agosto i terroristi di Daesh hanno fatto 80 vittime a Kabul, in quello che è considerato il più grave attentato degli ultimi 15 anni. Dal canto loro le forze straniere, nulla possono nell’arginare il conflitto civile ed interetnico che sta divorando le risorse e gli equilibri del paese. Nonostante Obama abbia dichiarato il mese di voler lasciare 8,900 dei suoi uomini in Afghanistan fino al 2017, il territorio controllato dalle forze governative si riduce sempre di più. Secondo l’ex presidente Karzai, alleato degli Stati Uniti nella transizione post-talebana originata dalla guerra del 2001, gli statunitensi dovrebbero abbandonare il paese o concentrarsi su quelle forze – soprattutto pakistane – che sostengono i talebani. La triangolazione del conflitto interno afghano aumenta quindi il caos senza lasciar intravedere alcuna risoluzione politica o militare definitiva.
Mentre resta da capire la dinamica e le ragioni dell’attacco di oggi che nessuno ha ancora rivendicato, il Guardian ricostruisce l’ incauta avventura delle sue vittime. Il viaggio dei turisti occidentali era stato organizzato da una compagnia inglese che da anni offre tour turistici del paese flagellato dalla guerra. Le compagnie sono in realtà sono tante, ma la maggior parte ha sospeso le proprie attività di touring a seguito del deteriorarsi delle condizioni di sicurezza. Nonostante i richiami alla prudenza, i turisti continuano a visitare Bamiyan, le sue montagne e alcune delle regioni storicamente controllate dai talebani. Secondo alcuni dati ufficiali, tra il 2014 e il 2015, i visitatori del sito archeologico e dell’aerea circostante sono aumentati. 144 stranieri e oltre 2000 afghani – moltissimi provenienti dalla capitale – si sono incamminati per quelle stesse strade dove oggi come in passato i viaggiatori sono rapiti o brutalmente attaccati dalle forze in lotta per il controllo del territorio.