«Se siente, se siente, Allende presidente». Un boato dei socialisti ha accolto la candidatura di Isabel Allende alla presidenza del Cile. Isabel lo ha annunciato mentre il suo Paese celebrava l’anniversario dell’assassinio del padre Salvador Allende, durante il colpo di Stato di Pinochet: «Ho reso nota la mia volontà di candidarmi, se così vorranno i socialisti», così la figlia del presidente Salvador Allende davanti al Consiglio generale del Partito socialista riunito in vista delle prossime scadenze elettorali, quelle municipali del 23 ottobre – primo ritorno alle urne dei cileni dal 2013 – ma soprattutto quelle presidenziali del 2017.
Allende, che presiede il Partito socialista dell’attuale presidente Michelle Bachelet, è senatrice per la regione di Atacama, terza figlia del presidente Salvador Allende e cugina della omonima scrittrice cilena Isabel Allende Llona, autrice di numerosi romanzi che hanno fatto il giro del mondo. Alle primarie Isabel dovrà confrontarsi con il socialdemocratico Ricardo Lagos, ex presidente dal 2000 al 2006, una sorta di “rottamatore cileno” che propone il “rinnovamento” del partito. Chi vincerà le primarie dovrà poi confrontarsi con il candidato di centrodestra che, probabilmente, sarà l’ex capo di Stato conservatore Sebastián Piñera, che ha governato il Paese dal 2010 al 2014. Il mandato dell’attuale presidente Bachelet scade a marzo 2018, perciò le presidenziali si terranno alla fine del 2017.
«Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore», queste le ultime parole del presidente Salvador Allende prima che il generale Pinochet riuscisse a prendere La Moneda e la sua vita terminasse in circostanze ancora sospette. Oggi quel «viale» è Isabel Allende a indicarlo. E di questi tempi in America Latina ha tutta l’aria di un’uscita di emergenza.