Anthony Giddens, il profeta della “terza via” blairiana, ha definito il nuovo Labour di Jeremy Corbyn, «una setta». Sarà, ma il signore dai capelli bianchi e dall’immancabile cravatta rossa, è uscito dalle primarie con un consenso maggiore rispetto al 2015 quando venne eletto con grande sorpresa di tutti.
Corbyn ha stracciato il suo avversario Owen Smith con circa il 62% dei voti contro il 59% con cui aveva battuto gli avversari un anno fa. La mobilitazione popolare continua. Anche da parte dei giovani che erano stati forse i più delusi dalla Brexit con critiche nemmeno velate allo stesso Corbyn, accusato di non aver fatto abbastanza per impedire l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. E soprattutto, all’interno del partito, la contestazione era stata quella di non aver approfittato dell’occasione per affondare i conservatori. Comunque con le primarie il fronte “corbynista” si è ricompattato. Corbyn ha ottenuto 313.209 voti contro 193.222 dello sfidante Owen Smith che nonostante avesse scelto contenuti piuttosto radicali non è riuscito a convincere gli elettori, che, ricordiamo, hanno pagato 25 sterline per esprimere la propria opinione. L’immagine del Labour come una setta stride anche con il suo numero di iscritti: 600mila, mai stati così numerosi.
I giovani continuano ad essere affascinati dai grandi temi cavalli di battaglia di Corbyn: la lotta alla diseguaglianza, la nazionalizzazione delle ferrovie, la politica per la casa e per il welfare, il pacifismo a oltranza. Non a caso, il giorno dopo la vittoria, il segretario è andato a festeggiare nella sede di Momentum, il movimento giovanile che è nato un anno fa dopo la sua vittoria e che aveva promosso il convegno The word transformed. Sono 17mila gli iscritti e circa 100mila i seguaci, anche non giovanissimi.
Ma il successo non è così limpido e il futuro non si presenta roseo per Corbyn. La mozione di sfiducia di 172 deputati laburisti subito dopo la sconfitta sulla Brexit pesa. La lotta adesso più che contro i conservatori di Theresa May sembra che sia all’interno del partito laburista che i sondaggi danno sotto undici punti rispetto ai conservatori. Nei primi discorsi subito dopo la vittoria alle primarie il segretario ha ribadito la necessità di unità e ha cercato di tranquillizzare i ribelli che temono di non essere più ricandidati, ma certo qualcosa dovrà cambiare nella sua strategia.
Lo stesso Owen Jones, il giovane opinionista del Guardian, una delle voci più autorevoli della sinistra britannica ha scritto che ha preferito Corbyn a Smith «per dargli un’altra possibilità, ma questa volta c’è bisogno di agire in modo diverso». Se i sondaggi non migliorano prima delle elezioni, ha aggiunto, dovremo pensare a qualcosa di nuovo.