Convergenza di obiettivi, ideali e motivazioni: se esistesse una formula matematica per condensare la politica forse si partirebbe da qui, dalla comunione d’intenti e di modi. C’è un fronte del NO che si assomiglia moltissimo: sono gli stessi ostinatamente sparsi che in questi ultimi anni sembra che abbiano avuto difficoltà anche solo per accordarsi per un aperitivo insieme, sono gli stessi che si sfilacciano spesso quando sarebbe il caso di fare fronte comune e sono gli stessi che ci promettono a cadenza regolare di ricostruire ciò che loro hanno demolito.
C’è sinistra, nel NO. Ci sono tutte le sinistre. E se è vero che hanno pensieri diversi sul rapporto con il potere è pur vero che hanno (se non mi sbaglio) un impianto comune nella valutazione negativa degli effetti di questa riforma costituzionale. Allora senza perdersi troppo sulla provocazione del “votate come i fascisti” come dicono i renziani (a proposito: potete tranquillamente rispondere che undici ex Presidenti della Corte Costituzionale sono contro la riforma) si potrebbe per una volta, se non costa troppa fatica, vedere il bicchiere mezzo pieno. Che non è sicuramente un banchetto ricco, per carità, ma è un punto reale e politico da cui ripartire.
Ecco, tra le cose da fare forse ci sarebbe per la sinistra quella di personalizzare il referendum. Coglierne l’occasione di agire in un campo comune per, almeno una volta, non ridursi a accozzaticci raggruppamenti dell’ultima ora a pochi metri da una campagna elettorale. Si potrebbe evitare di duplicare gli eventi moltiplicando piuttosto le forze: si potrebbe, che ne so, almeno in chiusura di campagna, mostrarsi insieme.
Sembra un’idea banale. Ma di questi tempi la banalità e rivoluzionaria, del resto.
Buon giovedì.