Come dovrebbe essere il contraccettivo ideale? «Semplice da utilizzare, poco costoso, facile da reperire». Parlando con Left il professor Carlo Flamigni entrava così nel rovente dibattito sulla (dis)informazione istituzionale in materia di contraccezione e sui metodi a disposizione delle donne per poter scegliere di non rimanere incinte dopo un rapporto sessuale. L’anticoncezionale ideale, secondo il ginecologo e componente del Comitato nazionale per la bioetica, «è quello capace di irritare i teologi e mistificatori di professione che affermano falsità antiscientifiche in base al criterio antidiluviano della dignità della procreazione, per cui vita sessuale e vita riproduttiva nell’essere umano secondo loro non si possono disgiungere». Era l’inizio del 2011 e da alcuni mesi si discuteva in Italia la vendita della EllaOne, la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo. Due studi su Lancet ne avevano certificato una maggiore efficacia nello scongiurare gravidanze rispetto al levonorgestrel, la pillola tradizionale “del giorno dopo”, e la francese Hra pharma – produttrice di entrambe – aveva chiesto all’Aifa l’autorizzazione a entrare nel mercato italiano. Il via libera arrivò il 2 aprile 2012 con un ritardo di tre anni rispetto agli altri grandi Paesi europei e agli Stati Uniti.
Veniamo all’oggi. «Semplice da utilizzare, poco costoso, facile da reperire»: Flamigni sapeva quel che diceva. La vendita senza ricetta della EllaOne ha difatti favorito un improvviso crollo degli aborti nel nostro Paese. È quanto dovrebbe emergere dalla Relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Il documento viene presentato ogni anno in Parlamento tra metà ottobre e metà di novembre, ma Left è in grado di anticipare i risultati più rilevanti della Relazione 2016, vale a dire i dati definitivi sulle Ivg del 2014 e quelli preliminari del 2015.
Analizzando i bollettini statistici dell’Istat, realizzati sulla base dei dati trasmessi dall’Iss-Sistema di sorveglianza dell’interruzione volontaria della gravidanza, la prima cifra che balza agli occhi riguarda il drastico calo degli aborti nel periodo preso in esame. Si passa infatti dalle 96.232 Ivg del 2014 alle 87.590 del 2015, vale dire 8.642 interruzioni volontarie in meno, con un calo annuo del 9,87%. Già questa è una notizia. Tuttavia, entrando più nel dettaglio si scopre un altro fatto interessante. Fino ad aprile 2015 il trend di diminuzione delle Ivg è in linea con le percentuali del 2014 e degli anni precedenti: -5% circa. Risultato, questo, strettamente connesso al contestuale calo delle gravidanze – il tasso di fecondità, che tanto preoccupa la ministra Lorenzin e la sua consulente sui temi etici nonché editorialista di Avvenire Assuntina Morresi, diminuisce del 3-4% l’anno -, e al maggiore utilizzo di contraccettivi orali (+2%/anno circa). Ebbene, a maggio 2015 lo scarto sull’anno precedente risulta quasi triplicato rispetto alle medie consuete. Il bollettino Istat segnala 7.776 Ivg nel 2015 contro le 8.888 nello stesso periodo del 2014, cioè -14,3%. Nei mesi successivi la differenza si attesta intorno al 6-10% mensile fino ad arrivare alla media annua del -9,87% di cui si è parlato in precedenza.
Cosa è accaduto tra aprile e maggio del 2015 e nei mesi seguenti? L’unico elemento di novità tra i fattori presi in esame (tasso di fecondità e ricorso alla contraccezione orale) consiste nel picco di vendite della pillola EllaOne. Un dato tutt’altro che casuale. Proprio ad aprile 2015 una determina dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) in linea con le norme Ue ha consentito la vendita in farmacia della pillola dei 5 giorni dopo senza obbligo di prescrizione medica. Risultato? In un anno, tra maggio 2015 e aprile 2016, secondo quanto emerge dai dati di bilancio dell’azienda produttrice HRAPharma Italia, la pillola a base di ulipristal acetato ha decuplicato le vendite. Passando dal 6,8% al 53,8% del mercato della contraccezione d’emergenza, che peraltro nel complesso è rimasto inalterato (365mila confezioni annue, in media con gli ultimi 15 anni), con punte di oltre il 70% in alcune regioni e una crescita sull’intero territorio nazionale del 686,7%. A riprova del ruolo di EllaOne nella diminuzione degli aborti, notiamo che nello stesso periodo considerato dagli analisti dell’azienda farmaceutica (escluso il mese di aprile 2016) l’Istat ha censito 77.875 Ivg, contro contro le 86.309 del periodo maggio 2014-marzo 2015. Vale a dire che nel passaggio dal 2015 al 2016 è calata ulteriormente – meno 10,8% – la percentuale delle donne che hanno fatto ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, avendo potuto optare con maggiore facilità per un anticoncezionale d’emergenza.
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