«È giunto il momento di attaccare, di passare all'offensiva». Così, l'Ejército Zapatista de Liberación Nacional (Ezln) annuncia che si presenterà alle elezioni messicane del 2018. La candidata presidente che si contenderà la guida del Paese in nome di dei 17 milioni di indigeni in Messico (il 15,1% della popolazione messicana), anticipano, sarà una donna e scelta tra le caracoles, le comunità zapatiste autonome e autogestite.
[caption id="attachment_87403" align="aligncenter" width="800"] Membri dell'Ezln e del il Consiglio nazionale indigeno, durante l'incontro del 15 ottobre a San Cristobal de las Casas[/caption]
«Daremo vita alle consultazioni in ogni nostro territorio per individuare una donna indigena, che accontenti il Consiglio nazionale indigeno e l'Ezln», hanno scritto gli zapatisti in una dichiarazione intitolata “Que retiemble en sus centros la tierra" - "Che tremi nel suo centro la terra", e parafrasano così l'inno nazionale messicano. Il documento, prodotto alla fine del Congreso Indígena di San Cristóbal negli scorsi giorni, continua: «Ribadiamo che la nostra lotta non è per il potere, non lo cerchiamo; ma chiameremo le popolazioni indigene e la società civile a organizzarsi per fermare questa distruzione, per rafforzarci nella nostra resistenza e ribellione».
[caption id="attachment_87405" align="aligncenter" width="800"] membri dell'Ezln sfilano per le vie di San Cristobal de las Casas, Chiapas, Mexico[/caption]
Se gli zapatisti, contrari a essere sovvenzionati, riceveranno i soldi del governo e se la nuova formazione utilizzerà le sigle già esistenti o se ne formulerà una ex novo per le elezioni, non è stato ancora reso noto. Ma, con questa decisione, in Chiapas si rompe una tradizione lunga 22 anni e per la prima volta si aspira a un incarico pubblico e istituzionale. Finora, l'insurrezione zapatista, in tregua a tempo indeterminato da pochi giorni dopo la rivolta armata, si sono sempre rifiutati di partecipare alle elezioni. Adesso, che le recenti riforme legislative permettono liste e candidati indipendenti, ci provano: «È il tempo della dignità ribelle, di costruire una nuova nazione, di rafforzare il potere dal basso e la sinistra anticapitalista, affinché si scontino le colpe per il dolore dei popoli di questo Messico multicolore».
[caption id="attachment_87404" align="aligncenter" width="800"] il subcomandante Galeano (precedentemente Marcos)[/caption]
Per quattro giorni i 500 delegati indigeni provenienti da tutto il Paese si sono riuniti a San Cristobal de las Casas (Chiapas). Erano presenti il subcomandante Moisés, il comandante Tacho, altri membri della Comandancia General dell'Ezln. E il subcomandante Galeano (precedentemente Marcos). Probabilmente, l'incappucciato più famoso del mondo. Il suo passamontagna fece il giro del mondo nel gennaio 1994 quando, pipa alla bocca, in risposta al trattato di libero scambio dell’America settentrionale (Nafta) uscì dalla selva Lacandona con il suo esercito di ribelli. Con quella marcia a San Cristobal de las Casas, diedero il via alla lotta per i diritti degli indigeni e alla sfida contro il capitalismo. «Caminar preguntando», era solito dire Marcos (oggi Galeano).
«È giunto il momento di attaccare, di passare all’offensiva». Così, l’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (Ezln) annuncia che si presenterà alle elezioni messicane del 2018. La candidata presidente che si contenderà la guida del Paese in nome di dei 17 milioni di indigeni in Messico (il 15,1% della popolazione messicana), anticipano, sarà una donna e scelta tra le caracoles, le comunità zapatiste autonome e autogestite.
«Daremo vita alle consultazioni in ogni nostro territorio per individuare una donna indigena, che accontenti il Consiglio nazionale indigeno e l’Ezln», hanno scritto gli zapatisti in una dichiarazione intitolata “Que retiemble en sus centros la tierra” – “Che tremi nel suo centro la terra”, e parafrasano così l’inno nazionale messicano. Il documento, prodotto alla fine del Congreso Indígena di San Cristóbal negli scorsi giorni, continua: «Ribadiamo che la nostra lotta non è per il potere, non lo cerchiamo; ma chiameremo le popolazioni indigene e la società civile a organizzarsi per fermare questa distruzione, per rafforzarci nella nostra resistenza e ribellione».
Se gli zapatisti, contrari a essere sovvenzionati, riceveranno i soldi del governo e se la nuova formazione utilizzerà le sigle già esistenti o se ne formulerà una ex novo per le elezioni, non è stato ancora reso noto. Ma, con questa decisione, in Chiapas si rompe una tradizione lunga 22 anni e per la prima volta si aspira a un incarico pubblico e istituzionale. Finora, l’insurrezione zapatista, in tregua a tempo indeterminato da pochi giorni dopo la rivolta armata, si sono sempre rifiutati di partecipare alle elezioni. Adesso, che le recenti riforme legislative permettono liste e candidati indipendenti, ci provano: «È il tempo della dignità ribelle, di costruire una nuova nazione, di rafforzare il potere dal basso e la sinistra anticapitalista, affinché si scontino le colpe per il dolore dei popoli di questo Messico multicolore».
Per quattro giorni i 500 delegati indigeni provenienti da tutto il Paese si sono riuniti a San Cristobal de las Casas (Chiapas). Erano presenti il subcomandante Moisés, il comandante Tacho, altri membri della Comandancia General dell’Ezln. E il subcomandante Galeano (precedentemente Marcos). Probabilmente, l’incappucciato più famoso del mondo. Il suo passamontagna fece il giro del mondo nel gennaio 1994 quando, pipa alla bocca, in risposta al trattato di libero scambio dell’America settentrionale (Nafta) uscì dalla selva Lacandona con il suo esercito di ribelli. Con quella marcia a San Cristobal de las Casas, diedero il via alla lotta per i diritti degli indigeni e alla sfida contro il capitalismo. «Caminar preguntando», era solito dire Marcos (oggi Galeano).