L’Unione dei Contadini e degli Ecologisti (Lpgu), ha vinto le elezioni parlamentari in Lituania. Il partito socialdemocratico dell’attuale Premier, Algirdas Butkevicius, è arrivato soltanto terzo, preceduto anche dal partito conservatore. Il risultato ha del clamoroso se si pensa che nel 2008, l’Lpgu ottenne appena il 3,9 per cento dei voti.
Finanziato dal milionario Ramunas Karbauskis, l’Lpgu ha fatto della trasparenza e dell’opposizione ai partiti tradizionali il suo cavallo di battaglia. Il partito ha inoltre una chiara agenda pro-Ue e pro-Nato, ma, allo stesso tempo, una posizione conservatrice sul fronte dei diritti civili.
Come sottolinea Reuters, uno dei temi principali della campagna elettorale è stato quello dell’esodo di forza lavoro dalla Lituania verso zone più ricche dell’Unione europea e, in particolare, verso il Regno Unito. Se, nel 2001, prima di entrare nell’Ue, la Lituania contava ancora 3,5 milioni di cittadini, nel 2015 ne aveva censiti soltanto 2,9 milioni, il che corrisponde a un calo superiore al 15 per cento.
L’Lpgu dovrà ora creare un governo di coalizione e quindi mediare con le stesse forze che ha contestato per diversi anni. Con ogni probabilità sarà il leader dell’Lpgu, Saulius Skvernelis, a guidare le negoziazioni.
Sebbene la Lituania non sia un Paese chiave per gli equilibri del continente europeo, queste elezioni sottolineano comunque una serie di tendenze che vanno oltre i confini del Paese baltico.
In primo luogo, continua il fenomeno dell’ascesa, in tempi record, di formazioni outsider: da Syriza a Podemos, passando per i casi dello Ukip e dell’AfD, la crisi sembra insomma aver aperto margini per cambiamenti inaspettati.
In secondo luogo, le elezioni lituane confermano l’importanza del conflitto, forse erroneamente dato per esaurito ormai, tra aree metropolitane e rurali. La differente visione politica tra città e campagna aveva giocato un ruolo chiave anche nel risultato del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue ed è alla base del successo dello Ukip.
Infine, il caso lituano dimostra come la libera circolazione di forza lavoro nell’Ue possa diventare un tema centrale delle campagne elettorali, non solo nei Paesi di arrivo, ma anche in quelli di partenza.
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