La ragazza del treno di Paula Hawkins è stato il successo editoriale dello scorso anno e i lettori che si sono appassionati a questo thriller psicologico correranno a vedere la versione cinematografica uscita in questi giorni nelle sale e, come sempre in questi casi, si divideranno giudicando il confronto.
Certo non li disturberà la diversa location, rispetto al romanzo, scelta dal regista Tete Taylor che in precedenza ha diretto film di successo come The Help.
La storia si svolge nei dintorni di New York e in particolare lungo la Hudson-line, la ferrovia che porta ogni giorno i pendolari nel cuore di Manhattan. È qui che Rachel, interpretata da Emily Blunt, bellissima anche con il trucco sfatto e le occhiaie da sbornia, passa le giornate annegando la sua disperazione nell’alcool e guardando fuori dal finestrino durante il quotidiano viaggio verso il nulla. Ogni giorno rivede con struggente malinconia, la casa che aveva diviso con suo marito Tom che ora vive lì con la nuova moglie Anna e la figlia appena nata. Rachel osserva anche gli abitanti di un’altra casa di quella strada, una bella coppia apparentemente perfetta. La distratta curiosità però diventa ossessivo voyeurismo e Rachel spia quotidianamente Megan e Scott, una coppia affascinante e innamorata, fino a quando un giorno vede nel retro della casa, qualcosa di sconvolgente. Quando Megan misteriosamente scompare, Rachel si sente in dovere di raccontare alla polizia quel che ha visto ma da testimone inconsapevole si ritrova principale indiziata.
La voce narrante della protagonista racconta quel che vede e cosa prova ma l’inganno dell’apparenza è uno dei leitmotiv più angoscianti della storia, rafforzato dalla sua condizione di alcolista che mette sempre in dubbio la veridicità del suo racconto. La perdita di memoria nella nebbia dell’alcool è la sua condanna ma anche il punto da cui ripartire per salvarsi.
Il rapporto tra le tre donne che si svilupperà nel corso della storia è l’elemento più affascinante, contrapposto alle figure maschili più stereotipate ma cause scatenanti della sofferenza del mondo femminile. Le protagoniste, bellissime ma lacerate dal dolore, ricordano le affascinanti donne dei capolavori di Hitckock. Anna, interpretata dall’attrice svedese Rebecca Ferguson è la nuova moglie di Tom che vede in Rachel, la minaccia al suo mondo familiare perfetto. Megan, interpretata da Haley Bennet, bella e felice agli occhi di Rachel è in realtà angosciata da un passato che la perseguita e cerca di annientare il suo dolore attraverso la seduzione. Altri sono gli spunti di riflessione che hanno reso il romanzo della Hawkins un bestseller, la dipendenza dall’alcool che registra una crescente espansione soprattutto tra le donne più giovani e il voyeurismo inteso come il confronto quotidiano con un falso ideale di vita rappresentato dai media, dalle copertine patinate e dalla pubblicità. Gli altri sembrano sempre più felici di noi. Inoltre la più banale ma universale differenza tra il mondo interiore femminile e quello maschile.
C’è tanta rabbia e diffidenza nelle protagoniste che comunque cercano una via di uscita per tornare a danzare allegre, come raffigura la scultura delle tre ragazze posta sulla Untermeyer Fountaine al Central Park che il regista più volte ha inquadrato per incorniciare questa storia.