«Pronto? Qui Agenzia delle Entrate. Volevo avvertirla che mancano 20 euro in marche da bollo sul documento che ha depositato. Se provvede all’integrazione procediamo». La voce è quella di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Ferrara addetto allo Sportello controllo atti pubblici. Dall’altra parte del filo, centinaia di cittadini e contribuenti che grazie a una comunicazione del genere hanno risparmiato spese, burocrazia, sanzioni e tempo, semplicemente correggendo “in corsa” il loro errore. Ebbene, quel funzionario non ha ricevuto un encomio per questo, anzi. Nel 2009 è stato multato per averlo fatto (due ore di sospensione dal lavoro, pari a circa 39 euro di sanzione) e da allora ha affrontato due gradi di giudizio perché i suoi colleghi dell’audit, addetti col controllo del suo lavoro, hanno rilevato che la procedura non era quella prevista e quindi non adava applicata.
Costava di più? Rallentava la macchina amministrativa? Danneggiava in qualche modo la Pubblica amministrazione? «Nulla di tutto questo», ci spiega Paolo Campioni, responsabile Usb della Regione Emilia Romagna, che ha seguito da vicino la vicenda. «La procedura “semplificativa” di quel funzionario era la stessa applicata dai suoi quattro colleghi di ufficio e da tutti gli uffici della regione, si basa sul principio della gestione “sensata”, da buon padre di famiglia, del rapporto con l’utente e fa pure risparmiare l’ente. Altro che danno erariale!».
Già, perché qualla telefonata o qualla mail fanno entrare subito i soldi mancanti per il bollo calcolato male e scongiurano l’avvio di una procedura che tra segnalazioni, notifiche, sovrattasse e cartelle esattoriali costerebbe molto di più all’amministrazione. «Quanto spediamo per recuperare venti euro?» si domanda Campioni di Usb. «Come spesso accade, chi esce dal “burocratese” e si prende la responsabilità di adottare la soluzione più efficace per tutti e applicare le leggi con buon senso, rischia grosso. Questo è inaccettabile!».
Eppure l’audit dell’Agenzia di Ferrara non ha mai fatto proposte per migliorare la procedura, comportandosi – dice il responsabile di Usb – più come una sorta di organo di polizia interno che come un controllore che ha obiettivo di migliorare il servizio. Né l’Agenzia delle Entrate ha mai emesso circolari o note per regolamentare la procedura in questione, per cui è presumibile che tanti funzionari abbiano continuato, e continuino ancora oggi, a fare le loro telefonate e a inviare le loro mail per consentire ai contribuenti di correggere in corsa i loro errori.
Dicevamo che il funzionario in questione ha dovuto affrontare due gradi di giudizio, dai quali è uscito indenne. «Accanimento ingiustificato» ha detto il giudice a inizio ottobre. Resta il fatto, però, che l’Agenzia delle Entrate abbia avviato un processo per una vicenda per nulla dannosa e abbia addirittura investito l’Avvocatura dello Stato coinvolgendola nel processo di appello dopo aver perso il primo grado, con i relativi costi. Tanto che Usb ha fatto un esposto alla Corte dei Conti di Bologna e circa un mese fa ha sollecitato una risposta: chiede che a rispondere dell’accanimento e risarcire i danni non sia l’Agenzia in quanto tale ma l’ex direttore che ha multato il funzionario sette anni fa e ha poi deciso di ricorrere in appello. Altrimenti a fare le spese dell’accanimento della burocrazia sarebbero ancora una volta i contribuenti.