L’evacuazione dei ribelli Aleppo orientale deve ancora cominciare. Se ieri sera era giunta la notizia di un accordo raggiunto con la mediazione di Russia e Turchia (ciascuna garante di una delle parti coinvolte nel combattimento) nessuno sembra aver ancora lasciato la parte della città ancora nelle mani dei ribelli.
Venti bus governativi che dovrebbero facilitare il trasferimento – ma che in altri casi sono anche stati usati per arrestare chi si arrendeva – sono arrivati, ma nessuno è ripartito. Il governo siriano chiede infatti l’evacuazione simultanea dei propri combattenti feriti e dei civili dalle città vicine che sono a loro volta circondate da forze dei ribelli.
I gruppi ribelli accusano le milizie sciite sostenute dall’Iran di ostacolare l’accordo negoziato da Ankara e Mosca. Orient TV, un canale vicino all’opposizione dice che ci potrebbe essere un ritardo di un giorno.
Il ministro degli esteri francese ha detto il Mercoledì che la confusione che circonda l’evacuazione ha mostrato come sia indispensabile che questa venga fatta sotto gli occhi di osservatori delle Nazioni Unite. «La Francia vuole che la presenza di osservatori delle Nazioni Unite sul terreno e le organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa deve intervenire» Jean-Marc Ayrault ha dichiarato alla France 2. Dall’Onu fanno sapere di non essere stati coinvolti nei preparativi, ma di essere pronti a intervenire.
La Turchia accusa Assad e l’Iran di voler rimandare l’evacuazione.
Martedì scorso, le Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per le notizie relative a soldati siriani e combattenti iracheni che avrebebro ucciso sommariamente 82 persone nei distretti di Aleppo est ricatturati. «I rapporti che abbiamo parlano di persone in fuga, prese in strada o nelle loro case», ha detto Rupert Colville, portavoce U.N.. «Potrebbero essere molti di più».
L’esercito siriano ha negato di effettuare uccisioni o torture tra quelli catturati, e la Russia ha sostenuto che i ribelli hanno trattenuto contro il loro volere più di 100.000 persone.
Reuters riporta alcune voci ci abitanti che parlano della paura di essere arrestati o di essere uccisi. «La gente dice che le truppe hanno liste di famiglie di combattenti e chiedono loro se avevano figli con i terroristi», ha raccontato all’agenzia Abu Malek al-Shamali di Seif al-Dawla , uno degli ultimi quartieri abbandonati dai ribelli.