I parlamentari del Movimento 5 stelle faranno parte dell’Alde (Alliance of Liberals and Democrats of Europe). A deciderlo, è stato il Movimento, attraverso il portale Rousseau. Hanno partecipato alla votazione 40.654 iscritti certificati. A votare per il passaggio, il 78,5% dei votanti (31.914 iscritti), mentre 6.444 hanno votato per la permanenza nell’EFDD e 2.296 per confluire nei non iscritti.
Le alternative consentite, come sempre, erano già decise dal capo politico: restare nel Effd (Europe of Freedom and Direct Democracy), anche se ormai dopo il Brexit, l’Ukip ha raggiunto il suo obiettivo politico, come scrive Grillo, o far parte dei Non iscritti – la lettera, qui sotto, a dire il vero segnala due cose: l’elogio della Brexit e nomina Trump, senza aggettivi, sottolineando come sia il leader Ukip che il futuro presidente Usa restino tra le figure che Grillo considera non avversari. Cosa che, però, avrebbe menomato la presenza grillina a Bruxelles, perché non far parte di un gruppo significa, in sostanza, non poter votare né partecipare ai lavori legislativi, né percepire fondi per il territorio.
In realtà, di possibilità ce ne sarebbero state, se non fosse che i Verdi europei, ad accogliere i pentastellati nostrani non ci pensavano per niente, mentre il Gue è escluso a priori.
«Per come funziona il parlamento europeo – spiega ancora a urne aperte Ignazio Corrao, eurodeputato siciliano – abbiamo la necessità di stare in un gruppo e queste sono le uniche opzioni possibili, dopo mesi di negoziazioni e dialoghi con tutti le delegazioni e gruppi con cui abbiamo avuto a che fare in questi anni. Quel che è emerso è che negli altri gruppi o ci sono già delegazioni italiane (Gue, Ppe, Ecr, Sd, Enf) oppure non c’è stata volontà di negoziare il nostro ingresso (Verdi) – ammette Corrao – mentre mancano i numeri, in termini di delegazioni e condivisione del progetto, per sviluppare un vero polo alternativo europeo a 5 stelle, che sarebbe stato il nostro obiettivo ideale».
E dunque, l’alleanza con i liberali-democratici, definiti da Farage «il gruppo più eurofanatico del Parlamento europeo». Ma è anche, come ricorda Corrao, «il gruppo politico dove hanno transitato nel passato sia i radicali di Pannella che l’IdV di Di Pietro, che per uno strano gioco del destino sono anche gli unici partiti che ho votato nella mia esperienza da elettore pre-M5S». E del quale fanno parte anche gli spagnoli di Ciudadanos. L’Alde è una scelta ottimale? «No, ovviamente non lo è. Ho una considerazione di Verhofstadt non tanto diversa di quella che ho di Farage». Ma tant’è.
C’è chi invece aveva preso una posizione più diretta, inclusa dichiarazione di voto: «Io come eurodeputato del M5S non ne sapevo niente e come voi, attivisti e non, ho appreso la notizia, con sorpresa e sconcerto, questa mattina», scrive Marco Zanni su facebook ieri, 8 gennaio, giorno in cui dal cielo – dal blog – è piovuta l’indizione della votazione. «Il gruppo Efdd non si è sciolto e probabilmente potrà vivere fino alla fine di questa legislatura, nel 2019. Perciò da iscritto, contro il metodo utilizzato, che non ha nulla a che fare con democrazia diretta, e contro un gruppo come l’Alde che rappresenta il liberismo e l’eurismo più sfrenato, ho votato per la permanenza nel gruppo Efdd».
Stessa reazione dal riminese Marco Affronte, che certo non si può dire uomo di destra. Eppure:
Per gli stessi motivi, (europeista e favorevole al Ttip), il parlamentare Carlo Sibilia così come il senatore Nicola Morra, aveva espresso la sua ferma opposizione all’Alde: «Meglio soli che male accompagnati e un po’ ipocriti». Tralasciando però il fatto che, come lo stesso blog sottolineava, questo avrebbe significato «occupare una poltrona senza diritto di voto».
Tralasciando anche strategie politiche non indifferenti, che Grillo stesso enuncia sul blog: «L’Alde conta 68 eurodeputati e con la presenza del MoVimento 5 Stelle diventerebbe la terza forza politica al Parlamento europeo. Questo significa acquisire un peso specifico di notevole importanza nelle scelte che si prendono. Significa in molti casi rappresentare l’ago della bilancia: con il nostro voto potremo fare la differenza e incidere sul risultato di molte decisioni importanti per contrastare l’establishment europeo».
Ma è un’alleanza che scricchiola. Basti pensare a chi c’è alla guida dell’Alde: Guy Verhofstadt, definito “impresentabile” proprio da Grillo nel 2015 a causa di un presunto conflitto di interessi legato alla sua carica di direttore della società belga Exmar, e per l’accumulo di una serie di stipendi. Ma sta di fatto che proprio Verhofstadt ha annunciato la sua candidatura a futuro presidente del Parlamento Europeo.
Dietro a questa svolta europeista, ci sarebbe un altro europarlamentare, il fedelissimo di Casaleggio David Borrelli. Sarebbe lui il regista dell’operazione di “cambio casacca”, decisa a tavolino con Grìillo e Davide Casaleggio, oggi a Bruselles. Proprio lui, imprenditore informatico veneto di 46 anni, potrebbe essere il destinatario di una vicepresidenza dell’emiciclo internazionale.
E a proposito di strategie politiche, far parte di un gruppo meno estremo, potrebbe lasciar pensare a una mossa in vista delle prossime elezioni italiane.