Può esprimere un’opinione politica solo il capo politico, ovvero Beppe Grillo. Per gli altri, al gogna. Questo viene chiarito una volta per tutte oggi, dal post comparso all’una sul blog.
«I portavoce eletti del MoVimento 5 Stelle hanno un compito ben definito: dedicarsi al compimento del programma». Il quale, sarà deciso dagli iscritti: «Sono gli iscritti a dettare la linea politica del MoVimento», precisa: «I portavoce devono semplicemente attuarla.»
La linea politica del MoVimento 5 Stelle la decidono gli iscritti https://t.co/SFCTfqVkQT
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 24 gennaio 2017
Che tradotto, significa: i parlamentari non devono pensare, solo obbedire a quanto compare sul blog. Eventualmente ratificato dagli iscritti. Perché le votazioni sul blog, infatti, ben lungi dall’essere delibere assembleari derivanti da un comune percorso decisionale, non fanno altro che accettare le due o tre possibili linee decise dallo staff.
Ergo, lo staff decide, gli eletti eseguono. Ma c’è di più: il post è una vera e propria minaccia.
«I responsabili della comunicazione del MoVimento 5 Stelle sono Ilaria Loquenzi, Rocco Casalino e Cristina Belotti, rispettivamente alla Camera, al Senato e in Parlamento Europeo, che si coordinano con Beppe Grillo e Davide Casaleggio», precisa. «Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni a eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l’azione politica del MoVimento 5 Stelle e simili)», incluse quindi anche le pagine personali, ndr – «devono essere concordate assieme a loro».
Perché cosa succede se vi arrischiate a pensare con la vostra testa e magari ad avere un’opinione personale? «Si rischia di cadere nelle trappole giornalistiche», è il solito spauracchio, ma soprattutto e più importante: «si rischia di danneggiare l’immagine del MoVimento 5 Stelle con uscite goffe e maldestre». E voi lo sapete, no?, sembra alludere il post, cosa succede a chi danneggia il prodotto della Casaleggio associati? «Chi danneggia l’immagine del MoVimento 5 Stelle può incorrere nelle sanzioni definite dal Regolamento: richiami e sospensioni». E soprattutto, omessa, l’espulsione.
L’orizzontalità e i valori fondanti del movimento – libertà, uguaglianza, dignità, solo per citarne alcuni di quelli scritti nello statuto attuativo – evaporano in un attimo. Almeno quello depositato dal notaio al momento della fondazione della “Associazione Movimento 5 stelle” (e dunque l’unico con valore legame vincolante), che fra i suoi “obiettivi”, ha «la convivenza armoniosa tra gli uomini attraverso lo sviluppo del talento e delle capacità dell’individuo».
Non solo, sempre la “costituzione” del Movimento, riconosce proprio «nella Rete lo strumento di consultazione e partecipazione effettivamente democratico». E invece ecco anche qui la stretta. Se non posso impedire che i giornali scrivano liberamente, posso però impedire che i “miei rgazzi” parlino liberamente, è il sotto-testo.
La reazione del comico è dovuta all’audacia di uno dei membri dell’ormai dismesso direttorio, Roberto Fico. Che ha avuto, una volta di troppo, l’ardire di esprimere la propria opinione. L’ultima, meno di un mese fa rivolta all’arresto del braccio destro del sindaco Virginia Raggi, Raffaele Marra: «Una cosa grave, gravissima». Ieri, gli chiedono di Donald Trump e della possibile alleanza con Matteo Salvini. E lui, a domanda, risponde: «Dio ce ne scampi», ha esclamato. Andando in direzione ostinata e contraria al collega e pari di grado, almeno formalmente, Luigi Di Maio, che aveva twittato il suo personale – ed evidentemente dettato dallo staff – apertura al The Donald, invitandolo a braccia aperte a una cooperazione internazionale. E soprattutto alle dichiarazioni di Grillo su Trump e Putin, ai quali il leader guarda come esempi da seguire; gli “uomini forti” di cui un governo avrebbe bisogno.
Al di là delle questioni di politica nazionale e internazionale però, la questione è ben più profonda. E interna: l’innegabile (nonostante i tentativi) e sempre meno nascosta lotta intestina che si sta consumando nel Movimento in vista della candidatura di uno dei pentastellati come futuro premier.
Fico infatti, potrebbe essere un possibile sfidante dell’incoronato vicepresidente della Camera Di Maio. Candidatura che però potrebbe rischiare di far venire a galla la spaccatura esistente fra le due diverse anime Cinquestelle. Quella del Movimento delle origini, vicino alla base e ai primi meetup (Fico fondò quello partenopeo nel 2005) rappresentato dal Presidente della Commissione di vigilanza Rai – che nei suoi post non fa che ribadire che non esistono leader, e che il movimento va declinato al plurale – e quello invece maggiormente “aziendalista”, legato alla Casaleggio Associati, e alla linea dettata dall’alto, impersonato dal giovane Luigi, sempre più uomo immagine del Movimento.
Per chi conosce la grammatica del blog, tutto lascia supporre che potrebbe essere proprio la testa del quarantatreenne deputato napoletano, la prossima a saltare. E il post di oggi, sono il primo avvertimento di una trappola che ormai è scattata. Stabilire (o ribadire forzandole con lo spauracchio delle espulsioni) regole che prendono le mosse dall’agire dell’eletto in questione. Il cui agire è ristretto a tal punto, che è inevitabile che prima o poi faccia saltare una mina. Basti ricordare come venne gestita dal blog e da Beppe Grillo la lenta e inesorabile delegittimazione di “capitan Pizza”, finita con l’uscita dal Movimento del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.