Viene applicata la sentenza? In parte: le organizzazioni umanitarie che monitorano la situazione negli scali dicono che c'è ancora confusione e che in alcuni di questi la polizia di frontiera continua a non rilasciare le persone, a interrogare, ammanettare. A Washington, un rappresentante democratico della Virginia ha protestato con l'agenzia di frontiera perché non gli è stato concesso di entrare in aeroporto e verificare la presenza di persone detenuto in violazione dell'ordine del tribunale. Chi è l'ispiratore dell'ordine? All'origine dell'ordine c'è la necessità di mostrare di colpire i musulmani. Qualsiasi cosa dica Trump, che su questo tema viene criticato persino da gruppi molto conservatori come quelli finanziati dai miliardari fratelli Koch, la cassa dei gruppi legati al Tea Party. In campagna elettorale il presidente ha parlato molte volte dei musulmani «che l'11 settembre festeggiavano a Jersey City» e ricordato come l'uomo che ha commesso la strage di Orlando, americano-afghano, ha potuto uccidere perché gli Usa hanno ammesso lui e la sua famiglia. Ovvero, i musulmani hanno una predisposizione culturale (o genetica?) a diventare terroristi. Un assurdo: nel 2016 i morti per mano di persone musulmane, non solo in atti di terrorismo, ma in generale, sono lo 0,3 del totale dei morti negli Stati Uniti. L'ordine è l'ennesimo atto simbolico per mostrare di essere coerente e radicare l'impressione che . A questo si aggiunga che Steve Bannon, il fidato stratega di del presidente, ha un'idea molto simile a quella die partiti nazionalisti di destra europei sulle relazioni tra Occidente e Islam. È stato proprio lui a voler includere anche i detentori di carta verde (chi ha un permesso di lavoro decennale e risiede legalmente negli Usa) nell'ordine esecutivo. L'amministrazione, come scriviamo sopra, ha annunciato un passo indietro su questo punto specifico. Resta l'intenzione punitiva dettata dall'ideologia pericolosa di Bannon. Che per fortuna si è scontrata con la rivolta dei cittadini Usa e lo sdegno di molti repubblicani.WATCH: ACLU Executive Director Anthony D. Romero coming out of the court where the ACLU just argued and won block of Trump's Muslim ban. pic.twitter.com/kvWDgWiUIn
— ACLU National (@ACLU) 29 gennaio 2017
È più che la notizia di questi giorni: è un ritorno indietro di 15 anni, ma senza la giustificazione sbagliata di un attentato come quello dell’11 settembre. L’ordine esecutivo di Donald Trump che vieta l’ingresso da 7 Paesi, ferma la concessione di visti e aumenta la quantità di tempo e procedure per ottenerne se si viene da un Paese a maggioranza musulmana è anche un obbrobrio giuridico. E come tale è stato affrontato, oltre che con decine di manifestazioni e mobilitazioni in tutti i grandi aeroporti d’America. Che si sono ripetute anche ieri.
In queste ore Merkel ha fatto lezione di Convenzione di Ginevra (quella sui rifugiati) a Trump, nei Paesi musulmani infuria la protesta e il senatore repubblicano McCain ha detto che l’ordine è un favore all’Isis. Dopo il caos che l’ordine ha generato, la Casa Bianca fa sapere che verrà modificato e il presidente ne ha difeso la ratio pur sostenendo che non è diretto ai musulmani «come i media sostengono falsamente». La prima stesura prevede il divieto di ingresso anche a chi ha una Green Card, ovvero vive e lavora stabilmente negli Stati Uniti (e magari è andato in viaggio di affari o in vacanza): sabato scorso 200 dipendenti di Google sono rimasti a casa per questo, professori non sono saliti sugli aerei e così via. Sembra che quesa e altre cose cambieranno (in fondo spieghiamo come mai la prima stesura conteneva questa parte).
Proteste anche in Europa: all’aeroporto di Amsterdam ci sono state manifestazioni e in Gran Bretagna una petizione che chiede di annullare la visita di Stati del presidente Usa a Londra ha raccolto un milioni di firme in un giorno.
Ma cosa dice, perché è illegale, da cosa è ispirato e chi sono gli avvocati che hanno impedito che centinaia di persone giunte negli Usa fossero rispedite a casa come l’iracheno che ha fato l’interprete per l’esercito Usa per dieci anni e la sua famiglia, tirato fuori dal Terminal 4 del Jfk di New York dopo 16 ore?
Cosa dice l’ordine:
Il testo di Trump sospende l’ammissione di rifugiati per 120 giorni, così come il programma per i siriani, che avevano una quota e procedure a parte. Sospende gli ingressi e l’emissione di visti da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Il bando vale anche per i cittadini che abbiano un altro passaporto: il campione olimpico britannico-somalo, dichiarato baronetto da Elisabetta non potrebbe entrare. Così come sembra non potrà entrare il regista iraniano candidato e già vincitore all’Oscar Asghar Farhadi. L’ordine assegna priorità ai cristiani, taglia le quote di rifugiati da ammettere e consente ai singoli Stati di rifiutarne l’arrivo sul loro territorio.
Perché è illegale?
Fino al 1965 gli Usa avevano un sistema di immigrazione e visti che tendeva a tenere fuori alcuni Paesi e favorirne altri. Negli anni ’20 il Congresso, con l’intento di tenere alla larga gli asiatici, votò un sistema che favoriva i Paesi dell’Europa occidentale e teneva fuori quasi tutti gli altri. Nel 1965, sotto la presidenza Johnson (lo stesso dei diritti civili e molto altro), viene approvato l’Immigration and Nationality Act che crea un sistema dove le discriminazioni per nazionalità sono specificatamente vietate. Trump, come spiega il New York Times, si rifà a una legge del 1952, ma il testo successivo lo supera ed elimina. Ed è stato in qualche modo confermato da un emendamento del 1996. La legge non vieta di impedire l’emissione di visti (parla di immigrati, non di turisti o studenti) o il divieto per religione. Ma mai nessun presidente ha vietato a un intero popolo il permesso di entrare – tra l’altro, dall’Iran ci vogliono mesi per ottenere un visto turistico, che viene processato direttamente a Washington dopo colloqui in ambasciata e, se si è studenti e si torna a casa per una festa, si riparte dal via, il visto per studio non vale più. Una corte ha cancellato una sanatoria a milioni di migranti tentata da Obama usando un ordine esecutivo perché aggirava una norma del Congresso. Questo caso è identico.
Perché l’elenco dei Paesi contenuto nell’ordine è un paradosso?
Bastano due figure. La prima è un elenco dei morti americani ammazzati da cittadini provenienti dal Medio Oriente, come si nota, dai Paesi banditi non è arrivato nessun terrorista (c’è stato qualche caso di cittadino americano originario di quei Paesi però, va ricordato). La seconda mostra (in giallo) i Paesi della regione esclusi dal bando. Sono quelli dove Trump ha investimenti. La scelta dei Paesi è dunque puramente simbolica: gli attentatori dell’11 settembre, con questa politica, sarebbero entrati. E anche il capo attuale di al Qaeda al Zawahiri (egiziano) o il defunto creatore di al Qaeda in Iraq, al Zarqawi.
Chi sono gli avvocati che sono riusciti a far entrare nel Paese centinaia di persone?
Nel giorno in cui il bando è entrato in vigore il caos si è impadronito dei posti di frontiera. Famiglie, bambini separati dai genitori, persone rimandate a casa nonostante avessero una green card (permesso di lavoro), scienziati che hanno vinto borse. A quelli bloccati negli aeroporti ha dato una mano la pressione delle manifestazioni, ma soprattutto gli avvocati della ACLU, la American Civil Liberties Union, nata nel 1920, che lavora per difendere i diritti in diversi ambiti e molto per via legale (così si è arrivati al riconoscimento costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso). Gli avvocati hanno fatto ricorso contro l’illegalità del bando e sono riusciti ad ottenere una sentenza da un tribunale di Brooklyn che sospende il bando per le persone arrivate negli Usa con un visto valido. Lo stesso è capitato in Virginia. Qui sotto il video del direttore di Aclu fuori dalla corte di New York, dopo la sentenza.
WATCH: ACLU Executive Director Anthony D. Romero coming out of the court where the ACLU just argued and won block of Trump’s Muslim ban. pic.twitter.com/kvWDgWiUIn
— ACLU National (@ACLU) 29 gennaio 2017
Viene applicata la sentenza?
In parte: le organizzazioni umanitarie che monitorano la situazione negli scali dicono che c’è ancora confusione e che in alcuni di questi la polizia di frontiera continua a non rilasciare le persone, a interrogare, ammanettare. A Washington, un rappresentante democratico della Virginia ha protestato con l’agenzia di frontiera perché non gli è stato concesso di entrare in aeroporto e verificare la presenza di persone detenuto in violazione dell’ordine del tribunale.
Chi è l’ispiratore dell’ordine?
All’origine dell’ordine c’è la necessità di mostrare di colpire i musulmani. Qualsiasi cosa dica Trump, che su questo tema viene criticato persino da gruppi molto conservatori come quelli finanziati dai miliardari fratelli Koch, la cassa dei gruppi legati al Tea Party. In campagna elettorale il presidente ha parlato molte volte dei musulmani «che l’11 settembre festeggiavano a Jersey City» e ricordato come l’uomo che ha commesso la strage di Orlando, americano-afghano, ha potuto uccidere perché gli Usa hanno ammesso lui e la sua famiglia. Ovvero, i musulmani hanno una predisposizione culturale (o genetica?) a diventare terroristi. Un assurdo: nel 2016 i morti per mano di persone musulmane, non solo in atti di terrorismo, ma in generale, sono lo 0,3 del totale dei morti negli Stati Uniti. L’ordine è l’ennesimo atto simbolico per mostrare di essere coerente e radicare l’impressione che . A questo si aggiunga che Steve Bannon, il fidato stratega di del presidente, ha un’idea molto simile a quella die partiti nazionalisti di destra europei sulle relazioni tra Occidente e Islam. È stato proprio lui a voler includere anche i detentori di carta verde (chi ha un permesso di lavoro decennale e risiede legalmente negli Usa) nell’ordine esecutivo. L’amministrazione, come scriviamo sopra, ha annunciato un passo indietro su questo punto specifico. Resta l’intenzione punitiva dettata dall’ideologia pericolosa di Bannon. Che per fortuna si è scontrata con la rivolta dei cittadini Usa e lo sdegno di molti repubblicani.