Prima c’è Beppe Grillo che ci spiega perché, per legge, non è lui a dovere rispondere dei contenuti del suo blog. E così di colpo “l’organo ufficiale” da cui partono anatemi e espulsioni si trasforma in una sparuto sito tra amici. La responsabilità politica del Movimento 5 Stelle (sventolata ripetutamente nella sua veste di “fondatore”, poi da “garante”, poi da un temporaneo “passo di lato” seguito da un “rinnovato impegno in prima fila”) vale se c’è da bombardare gli avversari politici ma diventa un rivolo occasionale, se serve. Leader a corrente alternata. Il punto politico? Niente, si parla d’altro.
Luca Lotti invece si presenta al Senato per discutere della mozione di sfiducia nei suoi confronti e smette di essere Lotti. Decide di difendersi prima nel ruolo di garantista confuso (ma ve lo ricordate il PD nei confronti della Cancellieri, Lupi e la Idem, per dirne qualcuno?), poi diventa renzianissimo renziano (“Oggi è in atto il tentativo di colpire me non per il mio ruolo – ha detto Lotti in Aula – ma per quello che nel mio piccolo rappresento: quel tentativo di riformismo a cui anche io ho partecipato partendo da Firenze.”) e alla fine indossa i panni del giudice (“Io non ho mai passato informazioni riservate a Marroni. Sostenere il contrario significa incorrere in un reato di calunnia”). Se la verità giudiziaria la deciderà un tribunale (e ha ragione Lotti a chiedere che venga accertata in fretta, come chiedono del resto tutti i cittadini onesti e anche non ministri di questo Paese) la discussione sull’opportunità politica del suo rimanere non ha avuto risposte.
Intanto lui, Renzi, dice che non gli piacciono i voucher e briga con Gentiloni (super partes ma inter Renzis) per evitare il referendum del 28 maggio: così tutta la retorica del suo governo (Poletti in testa) ora è carta straccia. La difesa di un governo secondo le occasioni.
Poi c’è Salvini che ogni tanto ci ricorda che alcune sue sono solo “provocazioni”, ci sono quelli che sono stati “malintesi” e così via. Una sequela lunghissima di benaltristi che nel corso di pochi giorni passano dall’essere Maradona o leader di movimento a semplici cittadini che meritano un po’ di silenzio e hanno il diritto di lamentarsi della troppa curiosità. Un giorno vorrebbero essere la soluzione universale ai nostri problemi e il giorno dopo ci chiedono di essere lasciati in pace. L’importante, del resto, è galleggiare. Galleggiare e autopreservarsi. Sempre.
Buon giovedì.
(p.s. torna l’accozzaglia del NO. Pd e Lega Nord insieme contro il referendum della CGIL. “Votate come quelli! Vergognatevi!”, vi ricordate gli insulti in occasione del referendum sulla Costituzione? Ecco. Ora le parti si invertono. Che ridere. Ogni tanto la drammaturgia della politica si supera e apparecchia scenette indimenticabili)