Galeotta fu la deregulation del lavoro portuale. Con 142 voti a favore, 175 contro e 33 astenuti. Il governo di Mariano Rajoy è “andato sotto” in Parlamento nel voto sul decreto di liberalizzazione dei los estibadores, i portuali, che era stato approvato dal consiglio dei ministri il 24 febbraio scorso.
Nemmeno i 32 deputati di Ciudadanos (che si sono astenuti) hanno sostenuto il presidente Rajoy, che ha potuto invece contare solo sul partito nazionalista basco (Pnv) e su, 33esimo voto, il deputato è Inigo Errejon di Unidos Podemos, che ha però chiarito, ovviamente, di essersi sbagliato a premere il pulsante: «Un voto storico», ha invece detto, «una buona notizia: sono stati difesi i diritti dei lavoratori e il governo è rimasto solo».
Ma il decreto non è passato. A poco sono servite le rassicurazioni del ministro allo Sviluppo economico Íñigo de la Serna Hernáiz – «Il mantenimento dei posti di lavoro è assicurato» – e nemmeno le minacce di Bruxelles: se la Spagna non cambia, la multa aumenterà, passando da 27.500 euro al giorno (ad oggi, dalla condanna, sono 23 milioni di euro), a 134.000 euro al giorno.
Le proteste nei porti
La debacle di Rajoy arriva dopo settimane di proteste nei porti spagnoli, con diversi scioperi bianchi che hanno provocato rallentamenti nelle operazioni di carico e scarico delle merci a Barcellona, ma anche in altri scali. Secondo l’International dockworkers council (il sindacato internazionale dei lavoratori portuali) se passasse la proposta del governo sarebbero a rischio 8mila lavoratori. L’ordine arrivato dall’Unione a Madrid è invece di uniformarsi al nuovo regolamento europeo. Secondo Bruxelles la Spagna non rispetta «la libertà di costituire impresa e fare assunzioni» (così la sentenza della Corte di Giustizia europea di dicembre 2014), sancita nel regolamento europeo che cerca di liberalizzare più di 300 porti e reti di trasporto, compresi i «core network e le comprehensive network», in tutta Europa: il 96% delle merci e il 93% dei passeggeri in transito nei porti Ue.
Il decreto legge di Rajoy
Con soli 4 articoli il decreto puntava a liberalizzare il mercato dei portuali, controllati come detto dalla Sociedad Anónima de Gestión de Estibadores Portuarios (Sagep). Il governo aveva proposto di smantellare la società trentennale, aumentando nei prossimi tre anni, ogni anno, la quota di lavoratori che le aziende che lavorano nei porti possono assumere ignorando i registri di categoria: il primo anno il 75% di occupati sarebbero comunque passati per Sagep, nel secondo il 50 e il terzo il 25. Per arrivare, infine, alla revoca dell’obbligo di iscrizione nel registro dei lavoratori portuali (che conta 6.156 iscritti) e alla trasformazione della Sagep in un ufficio per il lavoro.