Tutti incensano la stella di Jesse Klaver. Ma intanto per fermare la destra l’Olanda si è riempita di razzismo. Viaggio tra gli elettori dei verdi di GroenLinks, nella comunità musulmana e tra chi ha perso la fiducia in una sinistra che gioca troppo con le parole

Il razzismo istituzionale continua a essere un problema nei Paesi Bassi. Lo dimostrano le statistiche sulla segregazione sul mercato del lavoro e nelle scuole. Eppure, paradossalmente, la scorsa campagna elettorale olandese è stata contraddistinta dal tema “identitario”. Merito di Geert Wilders, certo, ma anche degli altri partiti che hanno seguito l’agenda del leader populista. Due giorni dopo le elezioni che passeranno alla storia per la mancata vittoria del Partito per la libertà (Pvv), il partito dell’islamofobo Wilders, Randeep Ramesh ha titolato così per il The Guardian: “Geert Wilders è stato sconfitto, al costo di riempire l’Olanda di razzismo”. Ed è forse per un curioso caso del destino che, proprio tre giorni dopo il voto, sia iniziata la “Settimana europea contro il razzismo”. Come a dire: al di là delle elezioni di turno, i problemi sociali continuano a esistere. Ma non importa. Il mondo ha gioito. E a sinistra è ufficialmente nata una nuova stella: Jesse Klaver.

Sulle pagine di Left in edicola da sabato, vi raccontiamo un viaggio tra gli elettori dei verdi di GroenLinks, nella comunità musulmana e tra chi ha perso la fiducia in una sinistra che gioca troppo con le parole.

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