Il 14 febbraio Liberi tutti, il nuovo spettacolo di Elda Alvigini e Natascia Di Vito ha debuttato al Teatro dell’Orologio a Roma, facendo il tutto esaurito. Poi, d’un tratto, è calato giù il sipario. Cancellate le repliche perché il teatro non era a norma, scattati i sigilli. Le opere d’arte di Alessio Ancillai che in questo spettacolo svolgono un importante ruolo drammaturgico, da co-protagoniste insieme agli attori, restano “in ostaggio,” segregate per giorni. Solo un lungo iter buracratico ha portato alla loro “liberazione”. Un’odissea impensabile in altre capitali europee. Ma siamo a Roma dove il teatro di ricerca, che propone idee nuove, rischia di diventare clandestino, mancando spazi e finanziamenti.
Nelle settimane scorse, mentre la direzione del Teatro Eliseo annunciava il rischio di una nuova chiusura, c’è stato però un bel colpo di scena: Liberi tutti è tornato a vivere, questa volta sul palco del Piccolo Eliseo. Il 12 aprile si sono riaccesi i riflettori su questo originale lavoro diretto da Elda Alvigini che ne è anche interprete insieme a Marius Bizau, Valerio Di Benedetto e Jun Ichikawa.
Liberi tutti ha il merito di far riflettere su un tema doloroso: la separazione. Lo fa con humour e profondità. Con calviniana “leggerezza”. Al tempo stesso avendo il coraggio di raccontare il latente nella dinamica di rapporto delle due coppie, le cui si storie, a tratti, tragicomiche, si dipanano in parallelo. Si ride molto. Anche se spesso a denti stretti. Perché quello che le due autrici raccontano ci tocca da vicino. Le vicende sono sì quelle di quei quattro giovani tipicamente italiani che vediamo in scena, fra mammismo, precarietà e sindrome da Peter Pan, ma c’è anche molto altro.
Sotto la veste scintillante delle battute si scorge qualcosa riguarda tutti. Già, perché – come suggeriscono indirettamente le note di regia – riuscire a sfangarla nello svezzamento dalla madre, da piccoli, non è cosa da poco. Riuscire poi a realizzare una bella separazione da amanti, fidanzati e mariti, è un’altra portentosa scomessa. Separarsi per sempre dalle persone amate, senza preciptare nel buio, è un passaggio cruciale in cui ci si gioca tutto….
I quattro attori, ognuno con una propria personalissima cifra, spingono a guardare in faccia questi nodi, con la seduzione di una recitazione, in cui il linguaggio del corpo, del canto, della poesia è altrattanto importante delle immagini silenziose. La potenza del color sangue che promana dall’installazione di Alessio Ancillai, L’opera rossa (in foto) che evoca “il superamento del comunismo” ci coinvolge in una dolorosa presa d’atto: la necessaria separazione da una storia del comunismo, che parlava di “uomo nuovo”, ma è finita nelle purghe staliniane. Al contempo proprio la vitalità di quel rosso richiama un pensiero nuovo, che non rinuncia agli ideali che rimette in moto la ricerca. L’opera di Ancillai ci dice molto più di tante parole.
Così come la scena, molto fisica, quasi danzata, in cui Elda Alvigini dà voce e corpo ad un’altra difficile separazione, quella di una giovane migrante costretta a lasciare la propria terra e ad affrontare il mare. È uno dei momenti più forti e toccanti di Liberi tutti, spettacolo prismatico, con molti livelli di lettura, capace di passare con disinvoltura da un registro all’altro, fra un cambio di scena e l’altro, tutti realizzati a vista.
Abbiamo parlato dei toni alti, drammatici, ma non mancono i momenti comici com’è nello stile di questa formidabile coppia di autrici. Le note più esilaranti s’incontrano in scene familiari, lo sguardo più acuto si posa sui tic di fidanzati mammoni e “Totti- dipendenti”. Memorabile la scena in cui una arcigna madre sulla sedia a dondolo, degna di Psycho, mette in campo tutti i propri acuminati “ami” non intendendo mollare il suo “pesciolino” neanche se già sfiora gli “anta”. Ma anche i signori uomini avranno pane per i loro denti di fronte ai maldestri tentativi di aspiranti fidanzate, che si dicono amanti, ma poi finiscono per fare di tutto, ma proprio di tutto, per prendere il posto della “cara mammina”.
Nuovo ed importante è il testo, brillante la rappresentazione, grazie al versatile talento dei quattro attori e nuovissima è l’interazione fra i personaggi e le opere d’arte create da Ancillai, come accennavamo, di grande forza espressiva. Si tratta di dipinti e di una installazione in tessuto rosso e led. Opere ispirate dal testo drammaturgico e create ex novo, altre sono scelte (fra le opere già realizzate da Ancillai) dai quattro protagonisti in base alle proprie esigenze espressive. Da sottolineare, in finale, è anche l’uso del video che contribuisce a fare di Liberi Tutti un’opera multimediale, in cui si fondano diversi linguaggi.