Il centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto, a Crotone, nelle mani dello storico clan ‘ndranghetista degli Arena. Un mega affare sulla pelle dei migranti che, spiegano gli investigatori, ha dirottato nelle casse degli Arena 36 dei 103 milioni di euro di fondi europei arrivati dallo Stato tra il 2006 e il 2015.
Questa mattina la Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri ha fermato 68 persone, sequestrando appartamenti e auto di lusso e contestando associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati fiscali aggravati dalla modalità mafiose. Assieme al controllo della struttura per i migranti e alle estorsioni nel territorio tra Catanzaro e Crotone, la maxi operazione condotta da 500 agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta denominata “Johnny” riguarda anche attività legate al gioco d’azzardo e alle scommesse on line.
Tra le persone coinvolte nelle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto ci sono anche il parroco di Isola Capo Rizzuto don Edoardo Scordio, e il 38enne Leonardo Sacco, governatore della Misericordia e già vicepresidente nazionale delal confraternita, che gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo. Per dimensioni la struttura Sant’Anna, posizionata in una vecchia area militare lungo la statale 106, è seconda solo al Cara di Mineo. Da sempre sotto i riflettori per gli interessi delle cosche nella gestione dei migranti, la gestione del centro di Isola Capo Rizzuto – stando agli inquirenti – avrebbe addirittura prodotto una “pax mafiosa” tra le famiglie in conflitto sul territorio, dal momento che la torta da spartire era molto consistente e si era estesa di recente anche a nuovi progetti di accoglienza (due Sprar nella zona e altri appalti a Lampedusa), anche grazie alle relazioni politiche intessute dal governatore della Misericordia.
Sacco ha ricoperto incarichi in diverse strutture e ha rapporti diretti con numerosi esponenti politici, tra cui la parlamentare Dorina Bianchi e il ministro degli Esteri, già agli Interni, Angelino Alfano.Tre anni fa il manager aveva anche indicato al vertice della struttura di accoglienza di Lampedusa una persona imparentata con il fratello di Alfano, Lorenzo Montana, che ha rinunciato all’incarico dopo le polemiche sui suoi legami e sulla mancanza di esperienza in tema di migranti.
Il prete è ritenuto dagli inquirenti il gestore occulto della Confraternita e il collante tra le attività del manager Sacco, suo uomo di fiducia, e quelle criminali degli Arena. Gli interessi del clan nella gestione del Cara erano già emersi nel 2011, quando è arrivata la sospensione del certificato antimafia per la ditta che si occupava della ristorazione nel centro e la conseguente rescissione del contratto. Sotto i riflettori della magistratura è finito anche l’utilizzo, da parte della protezione civile della Misericordia, di un capannone appartenuto a un esponente del clan ucciso nel 2005, e poi nella disponibilità dei suoi familiari.
«Troppe cose non andavano nel centro fra i più grandi d’Europa. Dalla condizione in cui versavano i migranti alla gestione economica. Dalla mancanza di trasparenza alla morte di un ragazzo» ha scritto su Facebook la parlamentare di Sinistra Italiana Celeste Costantino, che più volte ha fatto sopralluoghi e presentato interrogazioni sulla struttura. «Eppure davanti a tutte queste sollecitazioni la risposta era sempre la stessa. Il Ministro Alfano, il Prefetto Morcone hanno sempre detto che era tutto in regola. Diciamo sempre che nella lotta alle mafie ognuno deve fare la propria parte. C’è chi l’ha fatta e c’è chi invece si è voltato dall’altra parte».