A pochi metri dalle acciaierie di Terni, si produce la bioplastica made in Italy. Sfruttando le risorse agricole locali. Parla Catia Bastioli, ad Novamont e ora presidente di Terna.

Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont e ora presidente di Terna, può certamente essere considerata la scienziata che ha inventato le plastiche biodegradabili e compostabili partendo da risorse rinnovabili. Nel 2007 è stata insignita del premio “Inventore europeo dell’anno” proprio per i suoi brevetti sulla bioplastica Mater-Bi, in tutto simile alla plastica ma con un’unica grande differenza: le buste tradizionali per decomporsi impiegano dai 100 ai 400 anni, quelle Mater-Bi una volta usate si biodegradano in poche settimane.

Umbra, laureata in chimica a Perugia, ha sviluppato a Terni i primi impianti per la produzione della bioplastica “made in Italy”. Qui Novamont ha stretto un accordo con Coldiretti, ha costituito una newco con 600 imprenditori agricoli umbri e oggi realizza il grosso della sua produzione. «Un primo esempio concreto di sistema integrato tra industria, agricoltura, ambiente ed economia locale», ci spiega l’ad. Nulla di facile certo, ma senza dubbio una realtà unica al mondo: tonnellate di bioplastiche all’anno, derivate dal mais e da olii vegetali, che vanno a finire nei prodotti più disparati, dai teli di uso agricolo ai sacchetti per la raccolta differenziata dell’organico, sino ai bicchierini per il caffè.

Nel 2006 Novamont inaugura a Terni un impianto per la realizzazione della sua bioraffineria integrata. Riqualifica un sito industriale in grave fase di deindustrializzazione (l’area ex Polymer) e investe 15 milioni di euro. L’impianto oggi produce biopoliesteri a partire da oli vegetali (Origo-Bi). Cosa vuol dire? Cosa fate?

Questo modello di bioraffineria, che tuttora guida lo sviluppo di Novamont, non vuole semplicemente produrre materiali alternativi rispetto a quelli realizzati con plastiche di origine petrolchimica. Vogliamo creare un nuovo modello di sviluppo, basato su filiere agroindustriali in grado di partire da materie prime di origine vegetale, coltivate localmente, per dare vita a bioprodotti (non soltanto bioplastiche, ma anche biolubrificanti, biochemicals, ecc.) e anche per risolvere specifici problemi ambientali. I biopoliesteri Origo-Bi prodotti a Terni hanno rappresentato il primo passo nella realizzazione dell’integrazione a monte, con il comparto agricolo, della nostra filiera produttiva. Sono il risultato di una tecnologia sviluppata nel centro di ricerca Novamont di Novara e successivamente messa in pratica proprio a Terni, e sono a loro volta impiegati nella composizione delle bioplastiche biodegradabili e compostabili Mater-Bi, prodotte sempre a Terni. Grazie agli Origo-Bi abbiamo sviluppato la seconda generazione dei nostri materiali, moltissime risorse le abbiamo utilizzate per sviluppare ulteriori tecnologie, che oggi ci consentono di produrre anche monomeri da fonte rinnovabile, così da permettere una piena integrazione con la filiera agricola. Per industrializzare le nostre tecnologie ci rivolgiamo a siti dismessi o non più competitivi, riconvertendo competenze e impianti per creare nuovo valore e nuova occupazione.

Perché a Terni?

Il sito di Terni era uno dei più importanti del gruppo Montedison per la produzione e trasformazione del polipropilene. Il primo impianto Novamont per gli amidi complessati è nato a Terni nel 1990, quando eravamo ancora Montedison, e abbiamo continuato ad investire negli anni sviluppando un’importante capacità produttiva. Nel 2006, quando abbiamo iniziato ad occuparci anche dei poliesteri Origo-Bi, la deindustrializzazione del sito si incominciava a sentire, fino alla chiusura da parte di LyondelBasell dell’impianto di polipropilene.

l’intervista integrale su left in edicola da sabato 8 novembre 2014