Signor presidente del Consiglio, ha inaugurato il suo mandato parlando di scuola, educazione e infanzia. Ha iniziato a girare l’Italia visitando prima le scuole e poi tutto il resto. Se tutto ciò non fosse risultato troppo propagandistico ai miei occhi avrei sicuramente allargato la schiera dei suoi sostenitori. Ma è mio solito dubitare più di quanto io possa credere agli effetti speciali della politica. Così, ho continuato a osservare le sue mosse da lontano, da lì dove sono ormai radicate le mie idee politiche, nelle regioni più isolate dello scetticismo: da Taranto.
Ho aspettato che si facesse vedere da queste parti per capire le sue vere intenzioni, per darmi la possibilità di cambiare idea nei suoi confronti, ma come i suoi predecessori (lo scorso settembre) anche lei si è limitato a una fugace visita in Prefettura. Nessuna scuola ha potuto ospitarla, nessun alunno ha potuto darle il benvenuto. E pensare che avrebbe fatto un figurone a salutare la nazione dalla scuola Deledda del rione Tamburi, se solo avesse ascoltato le richieste di aiuto di un bimbo a cui è vietato giocare nei parchi, che è costretto a studiare in una scuola costruita addirittura sopra i suoi canali di scarico della grande fabbrica. Avremmo davvero potuto credere che lei fosse l’uomo giusto venuto a restituirci la dignità che ci hanno rubato. Ma non è stato così, ha persino evitato di incontrare i pediatri che le avevano chiesto udienza (e guardi che qui i casi di tumori infantili e mortalità per patologie precoci sono certificate dall’Istituto superiore della sanità).
Quanta delusione signor presidente, quanto rammarico, quanta rabbia ci fa il vostro disinteresse per la nostra salute. Io però non voglio attaccarla, voglio chiederle, anzi supplicarla, di rispondere a questa lettera che il Comitato di cui faccio orgogliosamente parte ha deciso di inviarle. La legga attentamente: è l’ennesima richiesta legittima che operai, cittadini, studenti e disoccupati, fanno alle istituzioni. Non c’è niente di straordinario, le viene richiesta solo buona volontà e trasparenza di giudizio. Non c’è nessun fine ideologico, nessuna trappola, solo un nuovo grido di aiuto. Perché siamo tremendamente ostinati a rivendicare le nostre ragioni e i nostri timori. Perché continuiamo a sentirci oppressi e sfruttati da chi partorisce idee solo ed esclusivamente in nome del profitto e dell’interesse economico. Si lasci accompagnare da noi, faccia in modo di prestarci anche solo 30 minuti del suo tempo per mostrarle quello che nessuno in Italia osa mostrare di questa ormai tristemente famosa Ilva.
Le scriviamo in merito alla visita che farà a Taranto nei prossimi giorni e che, stando alle indiscrezioni, prevederà anche una visita all’interno dello stabilimento Ilva. In questi anni il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha svolto un importante ruolo negli eventi nevralgici che hanno segnato la storia della città e del siderurgico che ospita. Al proprio interno raccoglie cittadini impegnati in prima linea nella lotta all’inquinamento e lavoratori da anni attivi affinché, proprio in quella fabbrica, il lavoro non fosse solo un moltiplicatore di morte (tanto nello svolgimento delle proprie mansioni quanto coi fumi e i veleni della produzione). Alcuni di loro hanno svolto un ruolo centrale e decisivo anche nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente Svenduto” condotta dalla magistratura tarantina. Un esempio su tutti: difficilmente si sarebbe giunti alla scoperta dei fiduciari dei Riva in fabbrica, che operavano come kapò pur non avendo alcun inquadramento aziendale, senza chi vi scrive; senza il mobbing e le angherie subiti da pochi coraggiosi operai spesso osteggiati anche da Cgil, Cisl e Uil. Se oggi non esiste più un “governo ombra” nello stabilimento lo si deve alle nostre scelte. Le scriviamo, dunque, perché il giorno in cui verrà a Taranto non vorremmo contestarla, urlarle contro le colpe che pure il suo Governo ha nella vicenda Ilva. Al contrario vorremmo accompagnarla, portarla negli impianti per farle conoscere la “vera” Ilva con gli occhi di chi per anni ha denunciato nel silenzio totale di istituzioni e sindacati (fino all’arrivo dei sigilli della Magistratura). Vorremmo poter esprimere le nostre idee alternative per Taranto, il Sud e l’Italia. La nostra posizione e la nostra storia non possono in alcun modo essere rappresentati dai sindacati e siamo certi che se si limiterà ad incontrare loro non potrà avere una vera idea di cosa è Taranto e di ciò che tutt’oggi accade nell’Ilva. Camminerebbe all’interno della bolla di vetro linda e pulita che sono bravi a decorare per le grandi occasioni. Noi le offriamo la possibilità di un viaggio vero nella carne moribonda del mostro d’acciaio, ma le ricordiamo anche che le organizzazioni sindacali non sono rappresentative di tutti gli operai presenti in fabbrica, bensì solo di una minoranza. Noi le diamo l’occasione di non fare una semplice passerella, e le chiediamo in cambio solo la possibilità di esporle il nostro punto di vista, quelle verità che tanto i sindacati quanto le forze politiche (a cominciare da chi rappresenta in terra ionica il Partito Democratico, l’on.Michele Pelillo) non le racconteranno mai.
A.P.S. Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti