Redistribuzione della ricchezza, sostenibilità ambientale e diritti. Il documento di Sbilanciamoci dimostra che fisco e spesa pubblica possono essere più equi. Potenziando occupazione e servizi. Senza spendere un euro in più.

Non ce lo chiede l’Europa. A smascherare l’alibi del “non ci sono i soldi” è la Controfinanziaria di Sbilanciamoci, che ha messo nero su bianco le sue proposte alternative. Rigorosamente a saldo zero. Ventisette miliardi a parità di bilancio come la vera legge di Stabilità, solo che la filosofia è ribaltata, perché si basa su redistribuzione della ricchezza, sostenibilità ambientale e un modello di sviluppo fondato sui diritti.

La Finanziaria di Renzi, invece – denuncia il documento di Sbilanciamoci – «finge di fare l’interesse di tutti ma si inchina agli interessi di banche e imprese, e non affronta i buchi neri della crisi del nostro Paese: l’economia in declino, un’occupazione in calo e sempre più precaria, un sistema di istruzione e di ricerca pubblico indebolito dai progressivi tagli, un disagio sociale crescente, politiche sociali fragili, un patrimonio naturale e culturale in abbandono». Tutte questioni al centro della manovra alternativa. Con progetti e numeri precisi, costi e coperture, senza spendere un euro in più. È dal 2001 che Sbilanciamoci, composta da una cinquantina di associazioni della società civile, presenta la sua dettagliata proposta. Sistematicamente ignorata dai governi. Pian piano, però, le sue ricette conquistano nuovi consensi. Almeno sulla carta.

UN’ALTRA REDISTRIBUZIONE È POSSIBILE

«La contromanovra fa vedere che, anche assumendo il contestato vincolo del saldo di bilancio, si può avere una Finanziaria con un’idea di benessere del Paese completamente diversa», plaude Elena Granaglia, professore di Scienza delle Finanze dell’Università Roma Tre. «Il lavoro di Sbilanciamoci mostra che, se vuoi, non sei schiavo dell’Europa, che anche dentro i limiti del Patto di Stabilità avremmo potuto avere un’allocazione delle risorse pubbliche decisamente migliore sotto il profilo dell’equità e dello star bene».

Un documento che fa saltare anche il tradizionale “trade off” per cui si deve scegliere tra due beni: «Le loro proposte sono complementari perché mettono insieme obiettivi equitativi e di crescita. Investendo nei servizi si ha il doppio effetto di promuovere l’occupazione e di fornire beni utili alla collettività». Si parla spesso di redistribuzione del reddito, continua Granaglia, ma Sbilanciamoci ha avuto il coraggio di fare i numeri: «Certo, proposte quali l’introduzione di un’imposta sul patrimonio devono essere ulteriormente corroborate da misure di contrasto dell’elusione e dell’evasione. Ma il fatto che sia complicato non può essere una ragione per non iniziare».

Non mancano le sfumature che Granaglia avrebbe cambiato, «ma provare a fare i conti è un primo passo fondamentale. Poi devi entrare più nel dettaglio del come». Anche la sperimentazione del salario minimo garantito Granaglia l’avrebbe voluta più definita, ma la ritiene «importantissima perché fa parte di un diritto di cittadinanza: se non hai reddito non puoi vivere. Sotto il profilo equitativo, appare ben difficile sostenere che a parità di gettito si diano gli 80 euro a chi ha già un lavoro e nulla alle persone in stato di difficoltà».

La prima gamba della contromanovra è una rivoluzione del fisco che redistribuisce il carico fiscale dai poveri ai ricchi, dai redditi di lavoro e di impresa ai patrimoni e alle rendite. A parità di gettito, Sbilanciamoci propone il taglio di un punto delle aliquote sui primi due scaglioni e l’aumento di tre punti sugli ultimi, con la creazione di un sesto scaglione oltre i 100mila euro. Anche la tassazione degli immobili e del patrimonio diventa progressiva, come previsto dalla Costituzione.

Sul fronte delle uscite, il documento propone un taglio della spesa pubblica “sbagliata” (spese militari, grandi opere, finanziamento a scuola e sanità private) e un Piano per lavorare e produrre benessere da 4 miliardi, che va dalla riqualificazione del trasporto pubblico locale alla stabilizzazione del personale paramedico precario, dalla messa in sicurezza del territorio all’investimento nell’istruzione pubblica. C’è anche una prima sperimentazione del reddito minimo garantito (500 euro al mese) per togliere dalla povertà assoluta 764mila persone. «Tutti processi per ridurre le diseguaglianze sociali che in questi anni sono aumentate e per ridare centralità al ruolo dello Stato nel rilancio dell’economia e dell’occupazione, immaginando un modello sociale diverso da quello proposto in questi anni», spiega la presidente di Lunaria, Grazia Naletto, tra i principali estensori della Controfinanziaria di quest’anno. «Sullo sfondo c’è un’idea di società molto diversa: il lavoro non è più concepito per dare profitti alle imprese ma per favorire la qualità di vita delle persone».

Ovviamente la contromanovra non dimentica che il primo responsabile della crisi attuale è la finanza privata, non la spesa pubblica: «Oltre a una tassa sulle transazioni finanziarie, chiediamo una separazione netta tra le banche che garantiscono il credito e gli istituti finanziari che fanno speculazione», dice Claudio Gnesutta, già docente di Economia Politica alla Sapienza e collaboratore della campagna. Che non ha dubbi: «Anche se spesso vengono contrapposti, la redistribuzione del lavoro, la riduzione del precariato e il welfare universale si tengono assieme».

l’articolo integrale su left in edicola da sabato 13 dicembre 2014