lI noir sta al cinema come il teorema alla scienza. Se è ben dimostrato la struttura regge altrimenti cade. Neve rossa di Ray, Il mistero del falco di Huston, Rapina a mano armata di Kubrick, Delitto perfetto di Hitchcock Mona Lisa di Neil Jordan o il recente Revanche di Götz Spielmann sono ottimi esempi di calibrate strutture narrative. Altro elemento essenziale di un “noir” è lo scavo nella dimensione sessuale dei protagonisti. Torbida o passionale, perversa, sadica o malata, una tale indagine non può mancare in un film del genere.
I materiali messi a punto da Stefano Incerti per Neve facevano ben sperare rispetto al presente corrivo del cinema italiano. Una coltre di neve imbianca un’anonima provincia italiana e ne fa da sfondo alla vicenda. In essa si muovono i nostri protagonisti: Donato, un uomo qualunque e Norah una bellissima ragazza dalla pelle scura e dalla incerta professione. La storia prende avvio dal loro incontro. Donato dice di essere lì per una breve vacanza sulla neve, Norah è stata appena scaricata da un balordo che pare non avere nessuna intenzione di lasciarla perdere. Due vite segrete, ai margini del mondo, che i protagonisti tengono ben strette. Donato insegue qualcosa, Norah fugge da qualcuno.
L’abitacolo della station wagon diventa il loro rifugio, poi una camera d’albergo con due letti singoli. Donato sta cercando di mettere le mani sul malloppo di una rapina finita in tragedia; lei è interessata all’affare. I due hanno le belle facce di Roberto De Francesco ed Esther Elisha.
Tuttavia al film manca il coraggio del regista e dello sceneggiatore di affondare le mani nella neve, preferendo scivolarci sopra troppo comodamente, mentre avrebbero potuto affilare gli strumenti per scavare a fondo nella storia che avevano creato.
Il cinema italiano oggi appare così, come una serie di tentativi di autori a cui manca il coraggio e di altri le cui provocazioni sembrano tratti distintivi di una nuova onda. Incerti con questo film è più onesto di Virzì che col suo ributtante Il capitale umano vuole farci credere di smascherare un mondo da cui non scosta nemmeno le tendine di casa.
Si confronti Neve con il film austriaco Revanche di Spielmann, un capolavoro passato quasi inosservato sui nostri schermi qualche anno fa. Lì un ex detenuto si innamora di una prostituta e con lei fugge via dal prosseneta. Con una rapina cerca di finanziarsi la fuga, ma durante lo scontro a fuoco un poliziotto di provincia uccide la ragazza. Il resto del film si produrrà nel tentativo da parte del protagonista di vendicarsi di quell’uomo in divisa arrivando perfino ad ingravidare la moglie. Anche lì destini alla deriva sullo sfondo di una provincia vuota e fredda. Ma che intelligenza in quel film e quale audacia!
Incerti e Fogli lasciano colpevolmente i due protagonisti in mezzo al guado, impiegandoli a mezzo servizio affidando al direttore della fotografia Pasquale Mari il compito di dare contrasto ad una storia che finisce per annoiare come capita quando fra un uomo e una donna ciò che poteva succedere non accade e i discorsi perdono via via di forza ed intensità.