La Grecia è la prima vittima sacrificale dell’Europa targata Troika. Tsipras? «Non lo invidio. Vuole cambiare ma dubito che glielo lasceranno fare». Parla Luciano Canfora.

Nuove forme di schiavitù, smantellamento dello stato sociale, perdita di potere dei parlamenti nazionali e razzismo in agguato. Questo lo scenario della nuova Europa disegnata dalla politica della ormai famosa Troika (Bce, Fmi e Commissione Ue) di cui la Grecia è stata la prima vittima sacrificale con costi altissimi per i suoi cittadini. Una vera catastrofe umanitaria in quella che è stata la culla del pensiero filosofico occidentale. Sarà perché è uomo di sinistra oltre che grande filologo, storico e studioso della classicità, ma Luciano Canfora negli ultimi anni si è speso molto nel denunciare la deriva della politica europea e lo stato di abbandono in cui si è trovata la Grecia.

Professor Canfora, nel libro pubblicato da Laterza È l’Europa che ce lo chiede. Falso!, ha parlato della devastante politica dell’austerity. Alla luce di quanto sta accadendo nelle ultime settimane, con le elezioni greche imminenti, pensa che una vittoria di Syriza possa portare un cambiamento in quella politica?

Certamente, questo è il proposito di Syriza. Poi, se possa riuscirci, è un altro discorso. La volontà di far questo c’è, Tsipras è una persona molto determinata, però se questo si trasformerà in decisioni positive effettive non dipenderà solo da lui. Dipenderà dai ricatti di cui sarà oggetto. Sarà ricattato dalla Merkel, dalla Bce, dalla Bundesbank: non invidio la sua posizione. Comunque il primo problema sarà quello di vincere le elezioni, cosa di cui dubito.

Per quale motivo?

Ci sono ancora un po’ di giorni per manipolare l’elettorato e ce la metteranno tutta per manipolarlo, dopo di che il 26 gennaio vedremo il risultato.

Pensa quindi a una reazione dell’avversario Samaras e al fatto che l’opinione pubblica possa essere influenzata dall’esterno?

Di solito le elezioni le vincono coloro che si è deciso le debbano vincere, difficile credere che le elezioni si svolgano allo stato puro, in nessuna parte del mondo. Abbiamo alle spalle due secoli di esperienze elettorali e quindi lo possiamo dire con una certa sicurezza. Anzi, dirò di più, voglio richiamare quella frase geniale di Antonio Gramsci: se le classi dirigenti perdono le elezioni a ogni morte di papa vuol dire che in passato sono state proprio inette, perché hanno in mano tutto per vincere. Ciò non toglie che ogni tanto gli elettori cambino o si ribellino, speriamo che avvenga con Tsipras.

Gli ultimi anni per la Grecia sono stati terribili e la classe dirigente non ha dimostrato grandi capacità di governo.

In questo caso si tratta di un Paese semicoloniale, perché tutto sommato la Grecia è stata schiavizzata dalle potenze più forti d’Europa, nel cinismo degli altri Paesi mediterranei, Italia, Francia e Spagna. Noi siamo complici dell’oppressione che viene esercitata sulla Grecia perché speriamo di avere le briciole, l’elemosina, l’occhio benevolo dei forti, Germania e Paesi nordici. Un comportamento canagliesco – falliremo anche noi ad un certo momento – ma siamo convinti di farla franca, tanto chi ne va di mezzo sono i greci. Stiamo a vedere.

l’intervista integrale su left in edicola da sabato 17 gennaio