Monnezza, immigrati e neve. Ecco il core business di Roma, svelato dall’inchiesta Mafia Capitale. Giampiero Calapà, giornalista del Fatto quotidiano ricostruisce in un istant book i tasselli di un’inquietante storia di malaffare pubblico.

È passato poco più di un mese dal giorno in cui Massimo Carminati è stato arrestato dai carabinieri del Ros. Di lì a poco, Roma svelava il cancro di una criminalità organizzata formata non da “balordi di quartiere” ma da pezzi della politica, della finanza, delle istituzioni e della società civile. Un vaso di Pandora che ha riversato sulla soleggiata Capitale una tempesta di vicende di una mafia senza santini, patti di sangue e baci sulle labbra, il cui core business è la cooperazione sociale.

Un anno «di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualchebufera di neve» è quello che si augura per il 2013 Salvatore Buzzi, fondatore della coop 29 giugno e figura chiave dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, nella quale è indagato anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. A mettere ordine ai fatti, alle intercettazioni, alle relazioni dei giudici è Giampiero Calapà, giornalista del Fatto quotidiano: nell’instant book uscito in questi giorni Mafia Capitale, edito da La Nuova Frontiera, ricostruisce i tasselli di una «zona grigia», come la definisce l’ex procurator di Palermo Gian Carlo Caselli nella prefazione, «che si caratterizza per l’uso al massimo livello del pubblico in modo privato».

Perché un libro a pochi giorni dai fatti di cronaca riportati ampiamente sulla stampa?

Era necessario. Mafia Capitale non è un instant book che si brucia nello spazio di un mese: ha il valore di un documento straordinario perché racchiude il nucleo fondamentale di quella che è una nuova mafia. Mi sono confrontato con l’editore e ci siamo detti: «Che cosa si dovrebbe fare se fossimo in Sicilia a venti giorni dalla scoperta di Cosa nostra?». E abbiamo pensato di raccontare questa storia racchiudendola in un oggetto- libro che tenesse un filo unitario e permettesse al lettore, non solo romano, di capire quella che è stata la capitale d’Italia negli ultimi anni, una capitale schiacciata da un sistema di pax mafiosa.

A partire dal titolo, il libro insiste nel definire il fenomeno capitolino come “mafia”, quasi a frenare un tentativo di minimizzazione…

Sicuramente c’è stato. Il libro mostra come le modalità di azione criminale dei protagonisti di questa storia sono senza dubbio mafiose perché, come scrivono Caselli nell’introduzione al libro e il professore Enzo Ciconte nell’appendice, la mafia è il potere di intimidazione, corruzione, violenza e la capacità di condizionamento di un gruppo di persone in un territorio, a prescindere dai santini bruciati e dai riti di affiliazione, oggi saltati persino in Cosa nostra e riconoscibili solo nella ’ndrangheta calabrese. La piovra di Mafia Capitale ha teso i suoi tentacoli verso tutti i rami del potere economico e politico.

Nella relazione del gip il gruppo criminale è descritto come «il punto d’arrivo di organizzazioni che hanno preso le mosse dall’eversione nera». Mafia Capitale può considerarsi un’eredità della Banda della Magliana?

Le basi dell’organizzazione di Mafia Capitale si sviluppano e diventano quello che sono da un retroterra culturale di radicalismo di destra, sicuramente non di sinistra, ma non può considerarsi un’eredità della Banda della Magliana: mafia capitale è qualcosa di molto più grande dell’organizzazione criminale sanguinaria e feroce che ha imperversato per le strade di Roma. Per altro, il ruolo di Carminati nella Banda della Magliana era quello di un esterno che prestava favori.

Attraverso la figura di Buzzi, però, gli affari sono arrivati a intaccare anche il centrosinistra…

Il cuore dell’organizzazione è nero ma un esame di coscienza politica, su tutto quello che non sono stati in grado di percepire, se lo devono fare tutti. Con Rutelli sindaco, dal 1993 al 2001, la 29 giugno si è aggiudicata 11 appalti, per oltre 500mila euro. Tra il 2001 e il 2008, con Veltroni, gli appalti sono arrivati a 65 per un totale di oltre tre milioni e mezzo di euro. Ma con Gianni Alemanno, a dirlo sono i giudici del riesame, mafia capitale prende il volo in quanto ad accumulo di potere: in cinque anni la cooperativa ottiene più di 100 appalti per oltre otto milioni di euro.

Il libro delinea una figura centrale negli equilibri illeciti, quella di Carminati, descritto come un “intoccabile” con un’inquietante capacità di penetrazione corruttiva…

Dalle carte emerge questo suo essere capo e padrone indiscusso delle attività criminali della città, riconosciuto anche da boss di caratura enorme come il camorrista Michele Senese. Carminati, dagli anni Ottanta a oggi, è stato condannato per rapine, mai per terrorismo nero, ed è uscito “pulito” anche dalle accuse sull’omicidio Pecorelli e sulla strage di Bologna. Questa volta è al 41 bis avvalorato anche dal riesame, l’impianto accusatorio è solido e, se dovessi fare una scommessa, direi che sarà difficile rivederlo fuori presto.

L’inchiesta “Mondo di mezzo” riuscirà a scardinare completamente il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici da parte di Mafia Capitale?

In parte ci è riuscita, sicuramente. Lo stesso Carminati, nel marzo 2012, era preoccupato dall’arrivo a Roma del nuovo procuratore capo Giuseppe Pignatone e in un’intercettazione dice: «Questo butterà all’aria Roma». La Procura ha dato un duro colpo alla struttura piramidale mafiosa e, anche se il percorso giudiziario di ognuno degli arrestati non si può prevedere, sarà molto difficile, anche con il migliore avvocato, riuscire a scardinare l’impianto d’accusa perché l’inchiesta è dettagliata, sono stati spesi anni di pedinamenti e intercettazioni ambientali.

Quali sono i tasselli che mancano?

Sono forse quelli del “mondo di sopra”. Non sappiamo se tutti i “ripuliti”, come li definisce Carminati, sono stati svelati. Certo è che non sono pochi i personaggi della vita politica e imprenditoriale di Roma già finiti sotto indagine o addirittura arrestati. Odevaine, ex vice capo di Gabinetto con Veltroni e poi scelto da Zingaretti alla guida della polizia provinciale, non è un personaggio di secondo piano della politica romana e non è trascurabile che Gianni Alemanno sia indagato con l’accusa di associazione mafiosa. Stiamo parlando di un ex sindaco di una grande capitale occidentale.

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