Da quando Alexis Tsipras ha guadagnato punti nei sondaggi, l’Europa dei conservatori ha tuonato e i grandi guru della Politica hanno vaticinato che una sua vittoria potrebbe rappresentare un pericolo per l’Europa intera.
La preoccupazione più forte è stata espressa dalla Germania guidata da Angela Merkel dopo che il quotidiano tedesco Der Spiegel aveva per primo ipotizzato l’uscita della Grecia dall’euro (Grexit) come soluzione praticabile, non più un tabù. Le tesi a sostegno di questa ipotesi sono cresciute di giorno in giorno fino a quando, a seguito delle forti pressioni interne (Spd) e da parte di altri leader europei (Holland), la Merkel è tornata cauta su quest’ipotesi, malgrado la stampa continui a martellare su questo aspetto sostenendo che il rischio per la Germania di un’uscita dall’euro della Grecia sarebbe comunque «limitato» .
La “Thessaloniki-agenda”, come viene definita sui quotidiani tedeschi, prevede la ridiscussione del debito e della tassazione, un aumento del salario minimo, la creazione di 300mila nuovi posti di lavoro nel pubblico e privato, la distribuzione gratuita di medicinali a tutti i greci, distribuzione di beni alimentari per 300mila famiglie povere e un credito speciale per le famiglie con un alto debito.
Samaras in Grecia parla di un piano folle che condurrà al disastro e proprio questo scuote la destra teutonica e preoccupa Jean-Claude Junker. Così, con un linguaggio apocalittico molti commentatori e giornalisti si dicono preoccupati poiché Tsipras è un «estremista». La Germania dei conservatori si sente minacciata dai propositi di Tsipras ma è anche vero che i tedeschi stessi dimostrano ormai un certo grado d’insofferenza.
Quello che emerge dalla lettura dei commenti e delle analisi politiche è che i tedeschi chiuderanno i rubinetti. L’intervento a gamba tesa di Angela Merkel, sostenuto dal suo ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, può però essere letto in tanti modi, ma sono due i punti centrali:
- il bisogno della Cancelliera di far valere gli accordi presi in sede europea dalla Grecia con i precedenti governi, e dunque mantenere il ruolo di leader nell’Ue, continuando nella sua opera di “germanizzazione” dell’Europa, o egemonizzazione come denunciato dal sociologo tedesco Ulrich Beck e dallo storico inglese Brendan Simms;
- la necessità di riconquistare una fetta di elettorato perso negli ultimi tempi e ceduto al movimento della destra euroscettica di Lucke, l’Afd (Alternativ für Deutschland). I socialdemocratici dal canto loro non si espongono su Alexis Tsipras.
Il Pasok è dato al 3,5%: un fallimento totale. Certo è che l’ipotesi iniziale di un’uscita dall’euro della Grecia non è affatto piaciuta all’Spd. Così il vice cancelliere, Sigmar Gabriel (Spd) ha avvertito la Cdu: «L’obiettivo di tutto il governo federale, dell’Unione europea e del governo di Atene per sé è quello di mantenere la Grecia nella zona euro. Non c’era e non c’è alcun altra ipotesi». Ma non ha fatto mancare il suo monito ad Atene, a Syriza e Tsipras: «Wir sind nicht mehr erpressbar» ossia «non siamo più ricattabili».
Un altro esponente di spicco del partito socialdemocratico tedesco, il vice presidente Carsten Schneider, invita i partner di Governo Cdu e Csu, dalle colonne di Die Welt, a rispettare l’esito delle urne in Grecia qualunque sia il risultato.
Di fatto nemmeno i socialdemocratici gioiscono all’idea della vittoria di Tsipras, tuttavia non cedono al sentimento euroscettico e rigettano in modo forte l’idea di un’uscita dall’Euro della Grecia. Schneider si dice preoccupato per un simile scenario in cui secondo i suoi calcoli la Germania potrebbe perdere 60 miliardi.
La partita è dunque tutta interna alla Germania: Angela Merkel cerca di recuperare il consenso ceduto all’ala di estrema destra ed euroscettica rappresentata dall’Afd, con crescenti problemi interni di xenofobia e razzismo (come il movimento Pegida), mentre i socialdemocratici, partner di governo della Cancelliera, cercano di marcare la differenza senza però dare un appoggio diretto a Tsipras né alla sua Agenda. Ma lo invitano a «rispettare i patti».
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