Molti ragazzi greci sono stati conquistati dal progetto della sinistra radicale di Syriza, ma non tutti. Al voto una generazione divisa.

Oggi ad Atene i seggi saranno aperti fino alle 19. Per strada, gli umori sono contrastanti: intorno ad alcuni partiti organizzati c’è grandissimo entusiasmo, un sentimento che scema lentamente allontanandosi da queste realtà e confondendosi nelle strade della capitale.

In realtà, l’affluenza al voto rischia di essere deludente. Sono molti quelli che non hanno più fiducia nei rappresentanti politici, oppure ritengono la Grecia troppo debole internazionalmente per risultare significativa a livello europeo. I dubbi sono legittimi. Specialmente in un paese in cui il tasso di mortalità infantile è aumentato del 42,8% negli ultimi otto anni, e la disoccupazione giovanile supera il 50%. A differenza del Bel Paese, qui la crisi per un ragazzo del ceto medio ha significato lavorare  magari 12 ore al giorno per pagare l’assistenza sanitaria a un genitore disoccupato, o ritrovarsi di punto in bianco senza più corrente elettrica dentro casa. Per questo oggi molti ragazzi non andranno a votare.

I riflettori di tutto il mondo sono puntati su Syriza, primo partito nei sondaggi e forza popolare tra le nuove generazioni. Molti ragazzi greci sono stati conquistati dal progetto della sinistra radicale di Syriza, ma non tutti.

VIKI

Elezioni Grecia Viki, left

 

Viki ha 22 anni, studentessa di giurisprudenza. Si è avvicinata alla politica in seguito all’omicidio di Alexis, un ragazzo di 15 anni assassinato dalla polizia greca nel 2008. Un’esperienza traumatica per tutta la Grecia, ma in particolare per i giovani adolescenti del paese: “Abbiamo sentito l’urgenza di scendere in piazza, per gridare allo Stato che i nemici non eravamo noi”. Su questo percorso, Viki si è avvicinata alla politica prima, e a Syriza poi.

La giovanile della sinistra radicale è organizzata per gruppi di lavoro: Viki partecipa a “International Issues” e “Social Change and Support”. Tramite le attività nei gruppi di lavoro e nella giovanile generale, i ragazzi scelgono poi degli esponenti che possano rappresentare Syriza nei movimenti sociali e di lotta.

In questo modo, ci spiega, riusciamo a conciliare l’attività di partito e l’anima movimentista intrinseca nella fasce d’età più giovani della società greca. “C’è stata una grande vittoria nella mia vita politica: nel 2010 300 rifugiati siriani hanno protestato per 47 giorni contro lo sfruttamento lavorativo in Grecia che non gli permetteva di regolarizzare la loro situazione da otto anni. Noi gli siamo stati vicini: e vincere quella battaglia è stata la gioia più grande della mia attività”.

Assolutamente a sorpresa secondo i parametri di analisi italiani, Viki si affretta a specificare: “attenzione, noi non ci dichiariamo Comunisti solo per prendere voti. Quando affermo di essere comunista, lo dico con sincerità. Però il nostro è un comunismo capace di adattarsi alla realtà odierna, e che parte da un punto fisso: l’anticapitalismo”. E alle tendenze anti europee che molti partiti portano avanti nel suo paese ed in Europa risponde da giurista, dicendo che niente come l’Unione Europee ha contribuito ad evolvere lo spirito legislativo della Grecia. “Tutte le nazioni colpite dalla crisi devono capire che c’è una classe popolare che ha esattamente gli stessi obiettivi in tutta Europa”.

MARIAS

Elezioni Grecia Marias, left

Marias 24 anni, lavora dal lunedì al sabato come barista, 8-19. Come cameriera invece dal venerdì alla domenica dalle 20 alle 2. “Guadagno 500 euro al mese, il salario minimo. Ma ho un ottimo rapporto con il proprietario del bar, siamo amici: purtroppo, non riusciamo a far migliorare gli affari finanziari per via delle tasse. Ci obbligano a dichiarare zero introiti alla fine dell’anno, altrimenti non riusciremmo nemmeno a pagarci l’assicurazione sanitaria”. Il voto non è un problema per Marias, che esclude a priori la possibilità di recarsi alle urne.

Primo, perchè dovrebbe percorrere troppi chilometri per tornare a casa ed i suoi turni di lavoro non le lasciano mai più di mezza giornata libera. Secondo, semplicemente non ci crede più. “Sai quanto tempo ho lavorato senza assicurazione sanitaria, perchè nessuno riusciva a garantirmi la copertura? E sai che, per un’appendicite di mio fratello, abbiamo dovuto spendere 800 euro di operazione? Secondo te, posso mai avere voglia di andare a votare oggi?”

La copertura medica è veramente una delle grandi assenti nella Grecia moderna, dove solo se si ha un lavoro in regola si ha diritto ad averne una. Con la disoccupazione poi, si tende a perdere gradualmente la qualità dell’assistenza sanitaria sociale. Marias pensa che nessuno, nemmeno il tanto amato Tsipras, possa risolvere i problemi della nazione.

“Innanzitutto, Syriza è una coalizione e non un partito, quindi bisogna vedere se riusciranno a trovare posizioni unitarie di governo. E poi, come fa una persona ai massimi livelli del potere nazionale ad immergersi veramente nella nostra realtà? Per non parlare del fatto che la Grecia non conta niente in Europa”.  E se la Grecia invece diventasse un esempio per l’Europa? “Bisogna vedere in che senso”. Nel frattempo, Marias continua a lavorare, e sua madre continua a suggerirle di emigrare il prima possibile dal paese per poter trovare un buon lavoro e riprendere gli studi.

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