Il campionato 1959-60 vede il trionfo della Juventus di Omar Sivori davanti alla Fiorentina. L’allungo decisivo in aprile mentre si vota la fiducia al Governo Tambroni.

Il 1960 si apre con la scomparsa di Fausto Coppi e con la novità radiofonica Tutto il calcio minuto per minuto. La novità cinematografica invece si chiama La dolce vita che esce nelle sale in primavera spingendo il Vaticano ad invocarne l’immediata censura. Ma per fortuna il governo di Antonio Segni, monocolore democristiano con la fiducia di missini e monarchici, è troppo impegnato a dimettersi.

In campionato la Juventus di Omar Sivori e di John Charles la fa da padrona davanti alla Fiorentina dello svedese Kurt Hamrin, secondo in classifica cannonieri tra i due fenomeni bianconeri e con più gol di Josè Altafini: bomber italo-brasiliano del Milan terzo incomodo.

Alla fine del girone d’andata, in gennaio, la Juve viaggia a quota 28 punti, frutto di tredici vittorie, due pareggi e due sole sconfitte. Rossoneri a meno 4 e viola a meno 6. L’ultima domenica di febbraio, sorpresa! L’Atalanta di mister Ferruccio Valcareggi espugna il Comunale di Torino grazie a un gol del centravanti Gianni Zavaglio al decimo della ripresa. Sette giorni dopo, la capolista si riscatta sul campo dell’Alessandria, squadra che affoga in fondo alla classifica e nei cui ranghi milita un talentuoso quindicenne di nome Gianni Rivera. Anche marzo finisce male per i bianconeri sconfitti proprio a Firenze dove il campionato sembra improvvisamente riaprirsi: Juve 38, Fiorentina 36, Milan 35. Ma è un sussulto che dura soltanto due turni.

Il 10 aprile, domenica delle Palme, il Milan crolla a Bari, la Viola non va oltre lo 0-0 casalingo con il Lanerossi Vicenza e la Signora saccheggia il campo di un Genoa disastrato. Due giorni prima, il nuovo governo strappa la fiducia alla Camera per soli 3 voti. Fondamentale l’appoggio dei deputati dell’Msi e di quattro esponenti del Partito democratico italiano, nato dalla fusione tra Partito nazionale monarchico e Partito monarchico popolare. Sebbene si tratti di un altro monocolore democristiano, ci sono tre ministri dell’ala sinistra che preferiscono presentare le dimissioni.

Il lunedì seguente, lo stesso premier Fernando Tambroni è indotto a rassegnare le proprie nelle mani del Presidente Giovanni Gronchi il quale tuttavia le respinge. Si va al Senato. La domenica di Pasqua, senza alcuna incompatibilità tra sacro e profano, si scende allegramente in campo.

È il 17 aprile. I bianconeri battono il Napoli 4-2 a Torino; i viola e i rossoneri si annullano con uno 0-0 a Firenze e la classifica recita: Juve 44, Fiorentina 40, Milan 38. Nel turno successivo, il Milan perde a Palermo e la Fiorentina pareggia in casa con la Lazio. La Juve sbanca il San Siro interista e allunga a più 5. Il 29 dello stesso mese si gioca a Palazzo Madama e vince ancora il Governo, stavolta per ben 18 voti e anche stavolta grazie agli ex fascisti.

Il primo maggio, Sivori e Charles piegano l’Udinese, il Milan cade in casa della Sampdoria e la Fiorentina è sconfitta a Padova dal catenaccio di Nereo Rocco. La Juventus vola verso il titolo numero undici, La dolce vita vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes e il Governo Tambroni sopravvive fino a luglio. Giusto il tempo dei morti di Reggio Emilia e degli scontri di Genova per il congresso dell’Msi.

Le scadenze improrogabili quali le Olimpiadi di Roma, la legge di bilancio e l’inaugurazione dell’aeroporto di Fiumicino, finiscono nell’agenda del terzo Governo Fanfani. Un altro monocolore.