Dopo il fallimento, da due anni l'Istituto dermopatico dell’Immacolata è commissariato dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) ed ha debiti per oltre 1 miliardo di euro. Al suo interno lavorano 1400 persone.

Ore cruciali per i lavoratori dell’Idi Istituto dermopatico dell’Immacolata – ricovero e cura a carattere scientifico – di Roma. Dopo il fallimento, da due anni il gruppo è commissariato dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) ed ha debiti per oltre 1 miliardo di euro. Al suo interno lavorano 1400 persone che lunedì 23 febbraio dalle 12 alle 14 terranno un presidio a Roma in piazza Irnerio insieme a Cgil, Cisl e Uil.

La nuova società sarà guidata dal cardinale Giuseppe Versaldi, in passato già commissario pontificio della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione che è stata la proprietaria storica dell’Idi. Oggi la beffa arriva da una compravendita che sembra essere “fatta in casa”. Il 19 gennaio, dopo l’esperimento di due processi d’asta andati deserti, con una nota i commissari straordinari del gruppo comunicano di essere stati autorizzati dal Mise «all’accettazione della proposta di acquisto presentata dalla Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione che prevede anche la cessione delle aziende ospedaliere, Idi-Villa Paola e San Carlo, nonché delle RSA-CDR, Il Pigneto e Villa Santa Margherita, a favore della costituenda Fondazione della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione».

«Si tratta di ospedali classificati convenzionati, quindi gestiscono soldi pubblici e ricevono dalla regione Lazio circa 100 milioni di euro l’anno», denuncia Massimiliano Rizzuto della Cgil Fp. «L’attuale operazione di rilancio grava sui lavoratori: non hanno percepito sei mensilità nella fase del pre-commissariamento, hanno subìto pesanti tagli al salario durante la gestione commissariale e a questo si aggiunge il notevole ritardo sul pagamento dello stipendio (30 giorni).

La Cgil Fp trova assurdo che a pagare le colpe di chi ha mal gestito i soldi pubblici debbano essere i lavoratori e gli utenti del servizio sanitario regionale. Oltretutto la Fondazione che sta rilevando gli ospedali, che di fatto rappresenta la congregazione e che già era proprietaria dei nosocomi, non dà nessuna garanzia sui livelli occupazionali e sul futuro. 1400 famiglie tremano».

Nelle ultime ore il direttore centrale delle risorse umane del gruppo Idi, Sergio Felici, ha reso noto che «giovedì 26 febbraio verranno pagati gli stipendi di gennaio a tutti dipendenti del gruppo Idi Sanità».

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