Il giorno della verità è arrivato: 28 febbraio. Dopo due mesi di annunci e preparativi Matteo Salvini porta i suoi a Roma per aggiungere la voce della piazza a quella dei sondaggi. Una prova di forza con la quale il leader del Carroccio, al grido di “Renzi a casa!”, intende coronare il tour meridionale a caccia di sostenitori e, in prospettiva, consensi elettorali. Ma la giornata romana si annuncia calda: i movimenti di sinistra non ci stanno a lasciare la ribalta capitolina al partito della secessione e del “Roma ladrona”. «La Lega va in piazza ma il popolo è da un’altra parte», spiega Emiliano, attivista romano, tra gli animatori della mobilitazione anti Salvini. «Davanti a quel palco ci sarà un miscuglio di fascisti e xenofobi che nulla ha a che vedere con i valori antifascisti e antirazzisti della Capitale. Ma c’è anche molto di più: una proposta politica avanzata da chi ha contribuito a determinare e governare questa crisi e fondata su valori identitari e neoprotezionisti ottocenteschi». A pochi giorni dalla manifestazione, Salvini ha ribadito che Lega e CasaPound hanno «la stessa visione sull’immigrazione fuori controllo» e gli ingredienti per trasformare la manifestazione contro il governo in un raduno della destra, italiana e non solo, ci sono tutti. Il videomessaggio di Marine Le Pen, la partecipazione di Giorgia Meloni, che sarà ricambiata con la presenza di Salvini alla manifestazione veneziana di Fratelli d’Italia il 7 marzo. In più, tante frange della destra estrema che si troveranno già nella Capitale dalla mattina, per incontrare il segretario della Lega al convegno “Mille Patrie per l’Italia”, assieme al direttore del Talebano Fabrizio Fratus, a esponenti del Bloc Identitaire, a destra del Front National in Francia, e ai tedeschi islamofobi e xenofobi di Pegida, che di recente hanno esteso la loro presenza anche in Svizzera. Contro «l’orribile sfilata di Lega Nord e CasaPound, al fieri del razzismo del terzo millennio» si sono mobilitati anche numerosi artisti, tra cui Elio Germano, Ascanio Celestini, Erri De Luca, Moni Ovadia e il fumettista Zero Calcare, che ha disegnato la locandina di lancio della contro-manifestazione organizzata da centri sociali e gruppi antifascisti capitolini, con l’adesione di numerose associazioni tra cui l’Arci, e sindacati di base. L’appello di artisti e intellettuali aderenti alla campagna #maiconSalvini chiama a raccolta cittadini e movimenti «al fianco della Roma che resiste tutti i giorni nei quartieri, nelle scuole, nelle università, nelle case occupate alle politiche di austerity, alle campagne razziste e omofobe di cui Salvini e i suoi sono responsabili». Alle 15 da piazza Vittorio, cuore della Roma multietnica, il corteo si muove verso Sant’Andrea della Valle, a poca distanza dalla manifestazione leghista di piazza del Popolo. Dopo gli atti vandalici dei tifosi del Feyenord la Capitale è blindata. Il questore di Roma Nicolò D’Angelo ha parlato di un «sabato delicato»: al di là del “segnale” lanciato con due recenti blitz contro la convention leghista all’Nh Hotel di corso d’Italia e la sede di Noi con Salvini ai Parioli, si temono regolamenti di conti legati agli episodi di Cremona di un mese fa, quando un corteo di solidarietà a un militante del centro sociale Dordoni aggredito da esponenti di CasaPound è sfociato in guerriglia urbana. Ma la contestazione al leader leghista e alla sua lista creata ad hoc per sfondare fuori dal feudo padano non è solo quella che va in scena per le vie della Capitale. I #maiconSalvini hanno fatto sentire la loro voce anche al Sud. L’8 febbraio in Sicilia, dietro cartelli “Lega ladrona, Palermo non perdona” c’erano i giovani che hanno dato vita alla giornata dell’orgoglio terrone: solo il cordone delle forze dell’ordine ha impedito che lanci di uova e ortaggi raggiungessero il leader leghista arrivato all’Hotel delle Palme per incontrare i supporter. Pochi giorni prima a L’Aquila stessa scena: Matteo Salvini arriva attorniato dai suoi sostenitori locali e parte la contestazione. Poi le tappe saltate in Calabria e in Puglia e il “flash mob” messo in scena a Bari contro un banchetto di soste- nitori della lista che porta il nome del segretario leghista. Un gruppo di giovani del collettivo ex caserma Rossani, vestiti di verde, ha distribuito vignette anti Lega con la scritta “Bari è antifascista” attraversando le vie del centro al grido di «Leghista barese, vattene a Varese». «Non si tratta di semplici con- testazioni», precisa l’attivista romano. «In tutta Italia è sempre più evidente l’abbraccio di Salvini con le destre più pericolose. Per questo a sfilare con noi a Roma ci saranno anche tante persone da tutta Italia e in particolare dal Sud, che non vuole aggiungere al danno delle destre che disseminano odio sul territorio la beffa di un leghista mascherato da salvatore della patria. La sfida è costruire la risposta fuori dai movimenti in senso stretto. La battaglia contro la “Lega nazionale” si gioca nella piazza ben più ampia della cittadinanza democratica». [social_link type="twitter" url="https://twitter.com/RaffaeleLupoli" target="on" ][/social_link] @RaffaeleLupoli

Il giorno della verità è arrivato: 28 febbraio. Dopo due mesi di annunci e preparativi Matteo Salvini porta i suoi a Roma per aggiungere la voce della piazza a quella dei sondaggi. Una prova di forza con la quale il leader del Carroccio, al grido di “Renzi a casa!”, intende coronare il tour meridionale a caccia di sostenitori e, in prospettiva, consensi elettorali. Ma la giornata romana si annuncia calda: i movimenti di sinistra non ci stanno a lasciare la ribalta capitolina al partito della secessione e del “Roma ladrona”.

«La Lega va in piazza ma il popolo è da un’altra parte», spiega Emiliano, attivista romano, tra gli animatori della mobilitazione anti Salvini. «Davanti a quel palco ci sarà un miscuglio di fascisti e xenofobi che nulla ha a che vedere con i valori antifascisti e antirazzisti della Capitale. Ma c’è anche molto di più: una proposta politica avanzata da chi ha contribuito a determinare e governare questa crisi e fondata su valori identitari e neoprotezionisti ottocenteschi». A pochi giorni dalla manifestazione, Salvini ha ribadito che Lega e CasaPound hanno «la stessa visione sull’immigrazione fuori controllo» e gli ingredienti per trasformare la manifestazione contro il governo in un raduno della destra, italiana e non solo, ci sono tutti. Il videomessaggio di Marine Le Pen, la partecipazione di Giorgia Meloni, che sarà ricambiata con la presenza di Salvini alla manifestazione veneziana di Fratelli d’Italia il 7 marzo.

In più, tante frange della destra estrema che si troveranno già nella Capitale dalla mattina, per incontrare il segretario della Lega al convegno “Mille Patrie per l’Italia”, assieme al direttore del Talebano Fabrizio Fratus, a esponenti del Bloc Identitaire, a destra del Front National in Francia, e ai tedeschi islamofobi e xenofobi di Pegida, che di recente hanno esteso la loro presenza anche in Svizzera.

Contro «l’orribile sfilata di Lega Nord e CasaPound, al fieri del razzismo del terzo millennio» si sono mobilitati anche numerosi artisti, tra cui Elio Germano, Ascanio Celestini, Erri De Luca, Moni Ovadia e il fumettista Zero Calcare, che ha disegnato la locandina di lancio della contro-manifestazione organizzata da centri sociali e gruppi antifascisti capitolini, con l’adesione di numerose associazioni tra cui l’Arci, e sindacati di base. L’appello di artisti e intellettuali aderenti alla campagna #maiconSalvini chiama a raccolta cittadini e movimenti «al fianco della Roma che resiste tutti i giorni nei quartieri, nelle scuole, nelle università, nelle case occupate alle politiche di austerity, alle campagne razziste e omofobe di cui Salvini e i suoi sono responsabili».

Alle 15 da piazza Vittorio, cuore della Roma multietnica, il corteo si muove verso Sant’Andrea della Valle, a poca distanza dalla manifestazione leghista di piazza del Popolo. Dopo gli atti vandalici dei tifosi del Feyenord la Capitale è blindata. Il questore di Roma Nicolò D’Angelo ha parlato di un «sabato delicato»: al di là del “segnale” lanciato con due recenti blitz contro la convention leghista all’Nh Hotel di corso d’Italia e la sede di Noi con Salvini ai Parioli, si temono regolamenti di conti legati agli episodi di Cremona di un mese fa, quando un corteo di solidarietà a un militante del centro sociale Dordoni aggredito da esponenti di CasaPound è sfociato in guerriglia urbana.

Ma la contestazione al leader leghista e alla sua lista creata ad hoc per sfondare fuori dal feudo padano non è solo quella che va in scena per le vie della Capitale. I #maiconSalvini hanno fatto sentire la loro voce anche al Sud. L’8 febbraio in Sicilia, dietro cartelli “Lega ladrona, Palermo non perdona” c’erano i giovani che hanno dato vita alla giornata dell’orgoglio terrone: solo il cordone delle forze dell’ordine ha impedito che lanci di uova e ortaggi raggiungessero il leader leghista arrivato all’Hotel delle Palme per incontrare i supporter. Pochi giorni prima a L’Aquila stessa scena: Matteo Salvini arriva attorniato dai suoi sostenitori locali e parte la contestazione. Poi le tappe saltate in Calabria e in Puglia e il “flash mob” messo in scena a Bari contro un banchetto di soste- nitori della lista che porta il nome del segretario leghista.

Un gruppo di giovani del collettivo ex caserma Rossani, vestiti di verde, ha distribuito vignette anti Lega con la scritta “Bari è antifascista” attraversando le vie del centro al grido di «Leghista barese, vattene a Varese». «Non si tratta di semplici con- testazioni», precisa l’attivista romano. «In tutta Italia è sempre più evidente l’abbraccio di Salvini con le destre più pericolose. Per questo a sfilare con noi a Roma ci saranno anche tante persone da tutta Italia e in particolare dal Sud, che non vuole aggiungere al danno delle destre che disseminano odio sul territorio la beffa di un leghista mascherato da salvatore della patria. La sfida è costruire la risposta fuori dai movimenti in senso stretto. La battaglia contro la “Lega nazionale” si gioca nella piazza ben più ampia della cittadinanza democratica».

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Sono giornalista da oltre vent'anni ma sempre “aspirante”. Dal 2015 a Left, dopo Nuova Ecologia e tanto altro. Di cosa mi occupo? Diciamo che mi piace cercare il futuro possibile nei meandri del presente. Per farlo c'è molto da scavare, spesso indossando la mascherina.