Le opere in concorso selezionate tra i lavori e i saggi di diploma degli studenti di scuole di cinema o corsi universitari.

Dici Venezia, dici cinema. E non solo perché dal 1932 in Laguna arrivano registi, maestranze e star per la Mostra internazionale d’arte cinematografica, la più antica del mondo. Adesso, e per il quinto anno, sbarcano pure decine di registi giovani, giovanissimi. Dall’Australia al Portogallo, dalla Germania al Messico, arrivano dalle scuole di cinema di tutto il mondo per partecipare al Ca’ Foscari short film festival, la kermesse dell’università veneziana.

L’Auditorium Santa Margherita, dal 18 al 21 marzo, ospiterà l’unico festival d’Europa pensato e interamente realizzato da un’università pubblica. «Un crocevia di culture sul cinema», lo definisce Roberta Novielli, docente di Cinema giapponese e direttrice artistica del festival. In tempi di crisi del settore e scarsi finanziamenti pubblici, la Ca’ Foscari mette su un programma ricco di proiezioni, ma anche di sezioni speciali ed eventi paralleli.

Come? «Grazie a un budget mirato e soprattutto al contributo degli studenti», risponde Novielli. Quest’anno sono ben 220 gli studenti che parteciperanno ai lavori. Sfruttamento stile Expo? «No, attività didattiche», è sicura Novielli. Lo Short è pensato come momento professionalmente formativo per gli studenti volontari dell’ateneo. Accanto alle figure professionali d’esperienza gli studenti vengono coinvolti in tutte le attività: dal catalogo alla logistica, dall’ufficio stampa alla realizzazione dei sottotitoli. «Questo ci permette di superare le lacune del nostro sistema formativo, spesso molto teorico: gli studenti vengono guidati anche sul piano prettamente pratico. La loro esperienza personale si incrocia con quella di altri studenti di ogni parte del mondo».

Non manca chi, pur giungendo da paesi lontani, è italiano. Come Mathieu Volpe, italiano che studia e vive in Belgio. E come Andrea Iannetta, regista anche lui italiano che si è formato in India, al Film and television institute of India, oggi considerato un centro di eccellenza in tutto il mondo. Nel corso del focus dedicato al Ftii, Iannetta presenzierà alla proiezione del suo corto Allah is Great (2012).

Le opere in concorso sono selezionate tra i lavori e i saggi di diploma degli studenti di scuole di cinema o corsi universitari. E saranno tutti cortometraggi, ovvero film che normalmente non superano la durata di 30 minuti, anche se per la normativa italiana possono raggiungere i 75 minuti. È proprio un corto la prima ripresa cinematografica della storia, Roundhay garden scene: tre secondi realizzati dal francese Louis Aimé Augustin Le Prince, in cui si vedono Adolphe Le Prince, Sarah Whitley, Joseph Whitley e Harriet Hartley che camminano e ridono in giardino. Era il 14 ottobre 1888.

Perché, oggi, il corto? «Ha tanti vantaggi rispetto al lungo. Esiste una dicotomia per cui un corto rappresenta un film assolutamente sperimentale o l’opera di un autore che muove i primi passi. Noi vogliamo dimostrare che non è vero. Anche un cortometraggio può essere un film completo, da un punto di vista stilistico e narrativo. E poi è la soluzione più rapida e immediata, che meglio si adatta a un mondo più giovane».

Il regista del futuro, insomma, somiglia sempre di più a un giramondo. «Di solito riescono a lavorare, gradualmente, con progetti indipendenti. Grazie al digitale mandano in porto i loro lavori con budget esigui. È impossibile generalizzare, non possiamo certo pensare che i registi tedeschi abbiano le stesse opportunità di quelli indiani. Ma, in generale, non si fermano qui, continuano a girare il mondo».

Ancora una volta, il cinema rappresenta un sogno: «rappresentare una sede dove idealmente ci si possa incontrare per parlare di ciò che è stato, che è e che sarà il cinema». Venezia, quindi, si prepara a indossare l’abito di cittadella del cinema in modo capillare, oltre i magnifici giorni della Biennale. L’abito buono, perché non è detto che proprio da qui non passino i Leoni del futuro. «È quello che speriamo», conclude Novielli. Del resto, con la Mostra del Cinema diretta da Alberto Barbera, le collaborazioni sono in piedi da un paio d’anni. Gli studenti cafoscarini fanno parte della giuria Veneziaclassici, la sezione che dal 2012 presenta alla Mostra i migliori restauri di film classici, riscoprendo opere del passato trascurate. Per non sottovalutare il passato. E nemmeno il futuro.

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