«Noi rimediamo ai danni fatti da loro», ha tuonato ieri Matteo Renzi contro chi approvò la riforma Fornero contenuta nel Salva Italia di Monti e oggi critica il governo per non aver restituito completamente quanto stabilito dalla Consulta per la mancata indicizzazione delle pensioni. «Quando loro approvavano la riforma Fornero io tappavo le buche a Firenze»: ha ribadito ieri in conferenza stampa il premier in versione Ponzio Pilato.
Peccato che in mezzo ci sia stato quel passaggio televisivo su Sky Tg 24 durante il confronto tra i candidati alle primarie del Pd del 29 novembre 2013, in cui afferma candidamente: «Io sono uno di quelli che crede che la riforma delle pensioni della Fornero sia stata una cosa positiva, tra tutti i limiti, gli esodati e i punti di debolezza».
E poi ancora sull’età pensionabile: «è giusto lavorare un po’ di più vivendo di più», diceva due anni fa, mentre oggi, ricorrendo ad uno dei suoi televisivi “diciamoci la verità” spiega «le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido: se una donna a 61, 62, 63 anni, vuole andare in pensione due o tre anni prima, rinunciando a 20-30-40 euro, per godersi il nipote anziché dover pagare 600 euro la baby sitter, bisognerà trovare le modalità perché glielo si possa permettere».
Sì, il verso è cambiato. E certo non in meglio.
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