Architetti contro il sito Cocontest, che offre un servizio di «crowdsourcing» per chi deve arredare, ristrutturare o progettare una casa o un ufficio mettendo in collegamento, attraverso una sorta di concorso tra soggetti privati, clienti e progettisti.

È guerra aperta contro la startup di interior designer CoContest, denunciata all’Antitrust dal Consiglio Nazionale degli Architetti perché la sua attività è stata considerata illegittima.

Nei giorni scorsi l’azienda è stata addirittura oggetto di un’interrogazione Parlamentare presentata da nove deputati – architetti e progettisti, da Sel a Fratelli D’Italia – al Ministero dello Sviluppo Economico e a quello della Giustizia. Si chiedeva di valutare la posizione dell’azienda che, attraverso il crowdsourcing, mette in collegamento clienti che vogliono ristrutturare casa o ufficio e architetti da tutto il mondo.

I deputati firmatari non hanno indicato direttamente la startup romana ma hanno parlato nell’interrogazione “di una nota azienda italiana specializzata nella grande distribuzione di mobili e complementi d’arredo”, la cui attività commerciale non sarebbe in linea con le direttive europee e con le leggi nazionali, e svilirebbe la categoria professionale degli architetti. Nella gara pubblica, infatti, viene pagato solo il progetto vincitore che non è autorizzato alle pratiche senza l’ulteriore commissione a un professionista che lo sviluppi. Inoltre, non è chiara la certificazione delle competenze di designer e architetti che vi partecipano, facendo correre il rischio all’utente di non poter distinguere un professionista da un improvvisato.

«Si schiavizzano dei professionisti. Li si rende ancora più schiavi del mercato. Fa fare agli architetti una guerra tra poveri» ha affermato Serena Pellegrino, deputata di Sel e prima firmataria del documento, in un’intervista a Startupitalia!. La risposta arriva da Alessandro Rossi, cofounder di CoContest che parla di un’elite infastidita di architetti e di parlamentari: «Noi non schiavizziamo nessuno. Noi democratizziamo il mercato dell’architettura. Noi non siamo illegali. Siamo disruptive e questo ovviamente non piace». Una posizione indifendibile per l’On Pellegrino e per gli Architetti italiani, secondo cui la startup offrirebbe proposte ingannevoli.

Certo è anche che in Italia lo squilibrio tra domanda e offerta fa si che i pochi che decidono di affidarsi a un architetto affrontino costi altissimi. La maggior parte dei giovani architetti è disoccupata o lavora a gratis e la soluzione ottimale non passa per la difesa a tutti i costi della categoria professionale.

Intanto CoContest  si aggiudica un piccolo primato essendo l’unica startup italiana scelta dall’incubator statunitese 500 Startups, uno degli acceleratori d’impresa più prestigiosi del mondo, con sede a Mountain View in Silicon Valley, tra le 5mila richieste che sono arrivate da tutto il mondo. Ma non solo. Dopo essersi aggiudicata un posto tra le 30 startup scelte complessivamente per il 2015 da 500 Startups per essere ospitata a Mountain View (dove potrà avvalersi dei mentori e degli sviluppatori d’impresa piu’ ‘blasonati’ del mondo) CoContest provvederà a rinnovare gli uffici dell’acceleratore d’impresa che è anche un fondo di investimento.

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