Mario era un avvocato di Formia, aveva 71 anni, quasi la stessa età di quando fu ucciso Don Cesare Boschin, un altro morto per mano mafiosa nel sud pontino. Era un blogger e scriveva per il sito Freevillage.it.
Come la maggior parte dei blogger non era un giornalista professionista con tanto di patentino, ma questo non lo rendeva meno giornalista di altri. Un colpo di pistola, tanto è bastato a freddarlo nel suo studio a Formia, uno dei tanti paesi del sud pontino che come Fondi finì alla ribalta delle cronache nel 2009 per poi tornare nel dimenticatoio.
Dagli anni ’80 Formia era considerata la “Svizzera dei Casalesi” e Carmine Schiavone parlava della provincia di Latina come “provincia di Casale” in cui da tempo immemore vivevano esponenti storici dei clan dell’agro-aversano. Era proprio il 2009 quando Mario subì una aggressione a scopo intimidatorio da parte di Angelo Bardellino membro dell’omonimo clan, poi rinviato a giudizio. Io Mario lo conobbi qualche anno fa in un incontro a Formia proprio su mafie e corruzione.
C’era Valeria Grasso, testimone di giustizia, c’erano i giornalisti Marilena Natale e Luca Teolato e c’era Mario, una persona per bene, un uomo testardo e “scassaminchia” come le persone che ho conosciuto. La verità però è che gli “scassaminchia” in Italia sono la minoranza della minoranza e dobbiamo dircela questa verità evitando di amplificare le vittorie dell’antimafia, le medaglie, i premi e le passerelle.
Ci sarebbe anche da dire di come vengono assegnate le scorte e su quali basi, visto che Mario era già stato minacciato e aggredito. Questo morto pesa sulla coscienza sia degli amministratori, sia dell’antimafia delle vetrine sia della stampa. Diciamolo francamente che certe “mafie” non fanno notizie e diciamolo che ci piace più sbattere il mostro “rom” in prima pagina e definirlo il problema di questo paese, altrimenti dovremmo discutere della mafia e come possiamo farlo se finiamo inevitabilmente a parlare dei rapporti mafia-politica?
Già, perchè dovremmo raccontare dei tanti rapporti inconfessabili che nel Sud Pontino sin dagli anni 80 avvenivano tra amministratori locali, ndrine e clan camorristi. Nei primi anni 80 a Fondi al Mof la prima licenza data alla famiglia Tripodo fu assegnato quando c’era un sindaco del Pci. Nessuno ha visto nulla? Allora mi chiedo come mai Mario che era noto per le sue battaglia per la legalità, vicino al sindaco del Pd di Formia non abbia ricevuto mai le attenzioni dei vertici regionali e nazionali sul tema della legalità?
In uno degli ultimi video Mario Piccolino disse: “quando morirò mi raccomando non seppellitemi agli archi”. Forse c’è voluta la sua morte in un momento in cui il dibattito in Italia è concentrato sul problema dei Rom per ricordarci che il problema in Italia da tempo si chiama mafia e corruzione. “Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali, però parlatene” diceva Paolo Borsellino. Noi pochi “scassaminchia” continueremo a farlo ovunque e anche quando non fa notizia.
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