Sono giorni caldissimi per il mondo della scuola che, ancora una volta, manifesta il suo dissenso totale contro il Ddl La Buona scuola. Fiaccolate in tutta Italia per oggi pomeriggio e notte bianca. Una manifestazione dei sindacati, La cultura in piazza dalle 17,30 a Roma con corteo dal Colosseo fino a Piazza Farnese. Unicobas manifesta a Piazza delle Cinque Lune. Domani è il giorno dell’incontro La scuola che vogliamo. Perché diciamo no al Ddl Buona scuola promosso da Left e da L’Asino d’oro edizioni. In questo bailamme di manifestazioni e proteste che non accennano a diminuire, da domani inizia anche il blocco degli scrutini, con tutte le conseguenze del caso.

Renzi rischia al Senato

E lunedì 8 giugno in Commissione Cultura del Senato parte la discussione generale sul Ddl che si trova alle prese con oltre 2000 emendamenti. La maggioranza traballa. I senatori Tocci e Mineo della minoranza Dem, secondo quanto riporta il Manifesto, sarebbero decisi a votare contro. Lunedì è anche il giorno della direzione del Pd. Sarà in quell’occasione che un premier-segretario uscito un po’ con le ossa rotte dalle elezioni regionali dovrà dire chiaramente la strada da seguire anche sul Ddl Buona scuola. Il Senato non è come la Camera. L’uscita poi dalla maggioranza di due esponenti di Gal fa abbassare ancora di più (a nove) i voti di scarto. Renzi sulla scuola rischia grosso e quindi è probabile che adotti anche una linea attendista (che non sarebbe molto nelle sue corde). Con lo stralcio della parte che riguarda le stabilizzazioni attraverso un decreto, in modo da garantire che i 100mila precari vengano assunti a settembre, il resto del disegno di legge potrebbe slittare anche alla fine di luglio. Ma sono solo ipotesi.

Grandi manovre in Commissione

Quello che è certo è che la maggioranza sta cercando in tutti i modi di garantirsi il voto in Commissione. Ecco cosa è accaduto alla senatrice del Gruppo misto, Maria Mussini (eletta M5s), prima firmataria della Lip (legge di iniziativa popolare per la buona scuola della repubblica) di cui era stato chiesto lo spostamento  in Commissione Cultura proprio per la sua esperienza e perché tra l’altro aveva seguito l’iter del ddl e tutte le audizioni. Niente da fare, per lei niente Commissione. Il  presidente del Senato Grasso ha fatto sapere alla capogruppo del Gruppo Misto De Petris che la senatrice Mussini avrebbe alterato “i rapporti di consistenza di maggioranza e minoranza”. “Il loro è solo un problema interno, per poter parare i colpi della minoranza dem, hanno colpito in modo trasversale, estromettendo me”, afferma Mussini. E anche la senatrice Alessia Petraglia (Sel) su facebook ieri ha fatto notare come all’interno della commissione vi siano “manovre per aggiustare i numeri inserendo in commissione un altro esponente della maggioranza e procedendo a sostituzioni”.

I punti critici

I super poteri dei presidi che possono scegliere e chiamare i docenti, i privilegi alle scuole paritarie, il comitato di valutazione dei docenti con la presenza, alle superiori, anche di genitori e studenti, i finanziamenti da parte di privati. Questi sono i punti critici della riforma renziana che se è vero che è stata leggermente cambiata alla Camera tuttavia mantiene intatte le caratteristiche di sistema verticistico e feudale. Tutto il potere ad un uomo solo e azzeramento della cooperazione e della collaborazione tra docenti, che dovrebbero essere invece tra le soluzioni per far ripartire la scuola.

Left e l’Asino d’oro edizioni per la scuola del futuro

In questo scenario domani si tiene l’incontro con docenti, parlamentari, studenti e giuristi (il programma completo qui). L’obiettivo è quello di delineare le caratteristiche dell’istruzione pubblica del futuro. Una scuola laica, libera, aperta a tutti, costituzionale, come pensava Piero Calamandrei. Perché, con la crisi ancora imperante (nonostante gli entusiasmi per i 159mila occupati) è dal sapere che si deve ripartire. Occorre stroncare logiche utilitaristiche, meritocratiche e avere lo sguardo lungo perché è nella scuola che si formano le nuove generazioni. Sentiremo voci vere di chi fa la scuola ogni giorno. Voci che teorizzano, riflettono, propongono. Ma all’incontro promosso domani parleremo anche degli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per difendersi da leggi che eventualmente violino principi sanciti dalla Carta, non escluso il referendum. Appuntamento a domani.  

Sono giorni caldissimi per il mondo della scuola che, ancora una volta, manifesta il suo dissenso totale contro il Ddl La Buona scuola. Fiaccolate in tutta Italia per oggi pomeriggio e notte bianca. Una manifestazione dei sindacati, La cultura in piazza dalle 17,30 a Roma con corteo dal Colosseo fino a Piazza Farnese. Unicobas manifesta a Piazza delle Cinque Lune. Domani è il giorno dell’incontro La scuola che vogliamo. Perché diciamo no al Ddl Buona scuola promosso da Left e da L’Asino d’oro edizioni. In questo bailamme di manifestazioni e proteste che non accennano a diminuire, da domani inizia anche il blocco degli scrutini, con tutte le conseguenze del caso.

Renzi rischia al Senato

E lunedì 8 giugno in Commissione Cultura del Senato parte la discussione generale sul Ddl che si trova alle prese con oltre 2000 emendamenti. La maggioranza traballa. I senatori Tocci e Mineo della minoranza Dem, secondo quanto riporta il Manifesto, sarebbero decisi a votare contro. Lunedì è anche il giorno della direzione del Pd. Sarà in quell’occasione che un premier-segretario uscito un po’ con le ossa rotte dalle elezioni regionali dovrà dire chiaramente la strada da seguire anche sul Ddl Buona scuola. Il Senato non è come la Camera. L’uscita poi dalla maggioranza di due esponenti di Gal fa abbassare ancora di più (a nove) i voti di scarto. Renzi sulla scuola rischia grosso e quindi è probabile che adotti anche una linea attendista (che non sarebbe molto nelle sue corde). Con lo stralcio della parte che riguarda le stabilizzazioni attraverso un decreto, in modo da garantire che i 100mila precari vengano assunti a settembre, il resto del disegno di legge potrebbe slittare anche alla fine di luglio. Ma sono solo ipotesi.

Grandi manovre in Commissione

Quello che è certo è che la maggioranza sta cercando in tutti i modi di garantirsi il voto in Commissione. Ecco cosa è accaduto alla senatrice del Gruppo misto, Maria Mussini (eletta M5s), prima firmataria della Lip (legge di iniziativa popolare per la buona scuola della repubblica) di cui era stato chiesto lo spostamento  in Commissione Cultura proprio per la sua esperienza e perché tra l’altro aveva seguito l’iter del ddl e tutte le audizioni. Niente da fare, per lei niente Commissione. Il  presidente del Senato Grasso ha fatto sapere alla capogruppo del Gruppo Misto De Petris che la senatrice Mussini avrebbe alterato “i rapporti di consistenza di maggioranza e minoranza”. “Il loro è solo un problema interno, per poter parare i colpi della minoranza dem, hanno colpito in modo trasversale, estromettendo me”, afferma Mussini.

E anche la senatrice Alessia Petraglia (Sel) su facebook ieri ha fatto notare come all’interno della commissione vi siano “manovre per aggiustare i numeri inserendo in commissione un altro esponente della maggioranza e procedendo a sostituzioni”.

I punti critici

I super poteri dei presidi che possono scegliere e chiamare i docenti, i privilegi alle scuole paritarie, il comitato di valutazione dei docenti con la presenza, alle superiori, anche di genitori e studenti, i finanziamenti da parte di privati. Questi sono i punti critici della riforma renziana che se è vero che è stata leggermente cambiata alla Camera tuttavia mantiene intatte le caratteristiche di sistema verticistico e feudale. Tutto il potere ad un uomo solo e azzeramento della cooperazione e della collaborazione tra docenti, che dovrebbero essere invece tra le soluzioni per far ripartire la scuola.

Left e l’Asino d’oro edizioni per la scuola del futuro

In questo scenario domani si tiene l’incontro con docenti, parlamentari, studenti e giuristi (il programma completo qui). L’obiettivo è quello di delineare le caratteristiche dell’istruzione pubblica del futuro. Una scuola laica, libera, aperta a tutti, costituzionale, come pensava Piero Calamandrei. Perché, con la crisi ancora imperante (nonostante gli entusiasmi per i 159mila occupati) è dal sapere che si deve ripartire. Occorre stroncare logiche utilitaristiche, meritocratiche e avere lo sguardo lungo perché è nella scuola che si formano le nuove generazioni. Sentiremo voci vere di chi fa la scuola ogni giorno. Voci che teorizzano, riflettono, propongono.

Ma all’incontro promosso domani parleremo anche degli strumenti che i cittadini hanno a disposizione per difendersi da leggi che eventualmente violino principi sanciti dalla Carta, non escluso il referendum. Appuntamento a domani.

 

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.