Dopo un anno di silenzio, Rita Borsellino racconta la sua Sicilia. Da sabato in edicola su Left.
Nel frastuono di dichiarazioni e controdichiarazioni, in mezzo a un ruba bandiera di politici tutti pronti a scattare nel tentativo di attestarsi trionfanti il fazzoletto ormai ridotto a straccio dell’antimafia, dal chiasso di un Pd che aspetta di capire da che parte cade il peso della convenienza, emergono limpide le parole di Rita Borsellino. La sorella del magistrato Paolo, spazzato via 23 anni fa assieme a molte speranze di questo Paese nell’attentato di via d’Amelio, parla a Left all’indomani del 19 luglio, e di un’ondata di strazio – con la vicenda Crocetta – che nuovamente ha travolta la sua famiglia e la Sicilia.
Nelle mani di chi andrà la Sicilia, adesso?
«Eh, non lo so… (sospira, poi silenzio). Abbiamo provato tante volte a sperare – non dico a credere perchè io non ho mai creduto in tutti quei proclami – però non mi aspettavo che si arrivasse davvero fino a questo punto»
Rita, se glielo chiedessero, tornerebbe a proporsi come guida?
«Ma manco per idea, guarda!». Una risposta che non lascia adito a dubbi, se non fosse altro che per la spontaneità: «Ho fatto il mio servizio per come ho potuto, soprattutto in Europa, ho cercato di fare quello che potevo e qualche risultato l’abbiamo anche raggiunto, ma il prezzo è troppo alto. Il prezzo», ripete, «è troppo alto».
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