L’evoluzione della disponibilità di risorse idriche, strettamente connessa ai cambiamenti climatici, è uno dei problemi più urgenti da affrontare, questo è quanto emerge dall’ultimo report pubblicato dal World Resources Institute. Da qui ai prossimi 25 anni infatti, secondo i ricercatori, nelle zone più secche aumenterà la siccità e l’acqua sarà un bene sempre più prezioso e conteso. Soprattutto: questi mutamenti ambientali ridefiniranno in maniera radicale la struttura sociale e produttiva degli Stati. Al punto da scatenare nelle aree più desamente popolate, al punto di scatenare vere e proprie lotte per il controllo e la gestione delle riserve idriche.
In un’analisi realizzata già nel 2012 dalle Nazioni Unite si rileva che già a partire dal 2030 circa la metà della popolazione mondiale dovrà affrontare in una forma o nell’altra la scarsità d’acqua. In particolare le Nazioni che hanno maggiore probabilità di essere colpite dal problema si trovano per lo più nell’area del Medio Oriente, che ad oggi fa fronte al fabbisogno d’acqua grazie a fiumi sotterranei o alla desalinizzazione dei mari. Stati come Bahrain, Kuwait, Palestina, Qatar, Emirati Arabi, Israele, Arabia Saudita, Oman e Libano, saranno toccati dall’emergenza in maniera decisiva. Uno stato come l’Arabia Saudita ad esempio rischia di dover sopravvivere di sola acqua importata già dai prossimi anni. Non molto diversa potrebbe essere la sorte di Paesi europei come la Spagna e l’Italia e americani come il Cile o Messico.
Nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema il Wri ha realizzato una mappa che mostra le proiezioni rispetto alla disponibilità di risorse idriche (ma non solo) da qui ai prossimi 25 anni.
I mutamenti impattano e impatteranno sulla vita di tutti giorni, ma anche sui sistemi economici oltre a generare una serie di flussi migratori tra i Paesi che dispongono di maggiori scorte d’acqua e quelli che via via si stanno impoverendo. Secondo lo studio del Wri tra le cause delle rivolte scoppiate proprio in Siria e sfociante nella guerra civile potrebbe esserci anche la scarsità di acqua, visto che «Il calo delle risorse idriche è stato tra i fattori che hanno costretto 1,5 milioni di persone, per lo più agricoltori e pastori, a lasciare le loro terre per trasferirsi nelle aree urbane aumentando così la destabilizzazione generale del Paese». Sempre secondo i ricercatori fattori simili possono aver influito anche nell’acuire le tensioni fra Israele e Palestina e potrebbere un domani sviluppare dinamiche analoghe anche in altri territori dove il conflitto per l’accesso alle risorse idriche potrebbe portare a instabilità politica e guerre. In vista di tali cambiamenti diventa ancor più cruciale un radicale ripensamento della gestione energetica e sempre più vitale una reale svolta verso l’ “efficentamento”, idrico ma non solo.
Se c’è un Paese che sta vivendo in maniera drammatica il problema dell’acqua, questo sono gli Stati Uniti. O meglio, il West: California in testa, poi Colorado. Qui le stagioni degli incendi si sono allungate e sono diventate più drammatiche, rendendo più estese e difficili da delimitare le aree bruciate. Il grande Stato costiero, la settima o ottava economia del mondo, con un’agricoltura che è la più dinamica del Paese (e un bacino occupazionale da 417mila persone nel 2014) è alle strette per una siccità che dura da quattro anni. Lo Stato ha introdotto limiti al consumo di acqua con successo: nei mesi estivi, nonostante il caldo infernale, i consumi sono calati intorno al 30%. Segno che anche i californiani hanno capito l’urgenza e il rischio di un consumo eccessivo. Per l’inverno sono previste piogge intense a causa del probabile manifestarsi di El Niño. Quel che si dovrebbe sperare, però, è l’arrivo di molta neve, che è dalle montagne che i californiani ottengono la loro acqua.
>> GALLERY | L’emergenza siccità in California
L’estate 2015 è stata un periodo pessimo anche per l’Europa. Così almeno segnala lo European Drought Observatory, osservatorio della commissione europea sulla siccità. Nella mappa qui sotto sono evidenziate in blu le zone dove la siccità non toccava livelli paragonabili a quelli di quest’anno dal 2003, mentre in rosso le zone dove è dal 1991 che la situazione non era così difficile dal punto di vista della mancanza di acqua. L’ondata di caldo durata dall’inizio di luglio fino a metà agosto, accompagnata dall’assenza di pioggia, scrivono gli esperi dell’EDO, ha prodotto una situazione di allarme in diverse aree del continente.
JRC-EDEA database (EDO)
E l’Italia? Questa nello specifico la situazione che attende il nostro Paese:
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