La notte bianca della scuola il 23 settembre, una nuova legge di iniziativa popolare, un referendum abrogativo della legge 107, una manifestazione nazionale entro ottobre e forse anche uno sciopero generale. Sono questi i risultati di due intensi giorni di confronto che si sono tenuti a Bologna. Il primo, il 5 settembre, ad opera della rete dei Comitati Lip che ha discusso il tema della riscrittura della legge di iniziativa popolare. Il secondo, il 6 settembre, ha visto invece come protagonista quello che a tutti gli effetti si potrebbe definire un Comitato permanente a difesa della scuola pubblica contro la legge 107. Qui il comunicato stampa ufficiale dei due incontri.
Una vasta rete che comprende decine e decine di comitati spontanei locali sorti in tutta Italia durante l’ultimo anno, ma anche associazioni nazionali professionali storiche o costituite sempre durante il 2015, movimenti studenteschi, sindacati e partiti. Una rete sindacale e di movimento insieme che ha visto domenica una partecipazione enorme (qui tutti i comitati): 350 persone e 68 interventi, come racconta Carlo Salmaso, dei comitati Lip. Tra i partiti erano presenti: M5s, Sel, Maria Mussini (ex M5s) del gruppo misto del Senato, L’Altra Europa per Tsipras (rappresentata da Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino ex M5s) Stefano Fassina fuoriuscito dal Pd, e anche Alfredo D’Attorre, deputato Pd che pur avendo votato contro la legge 107, ha suscitato qualche protesta proprio per la sua permanenza nel partito che è stato il principale sponsor della Buona scuola.
La legge di iniziativa popolare
È stato deciso di riattualizzare il testo di legge, sono stati individuati nove nuclei tematici su cui studieranno dei gruppi di lavoro. Fra sei mesi, il 12-13 dicembre, di nuovo un appuntamento di verifica, stavolta a Napoli. «L’obiettivo è quello di riuscire a chiudere tutto entro marzo, in modo che da aprile si possa cominciare a raccogliere le firme», afferma Carlo Salmaso. Sia per la nuova Lip che per il referendum abrogativo.
La tabella di marcia verso il referendum
All’incontro di Bologna del 6 settembre era presente anche il costituzionalista Massimo Villone che già sul Manifesto aveva espresso le sue valutazioni sulla delicatezza nello scrivere i quesiti referendari sulla scuola. «Dopo di lui abbiamo fatto parlare sia i comitati referendari per l’acqua pubblica che la Fiom, cioè soggetti che hanno già presentato in passato dei referendum», continua Salmaso. Come già si discute da tempo, il referendum sulla scuola dovrebbe essere accompagnato da quello sul Jobs act, da uno di carattere ambientale sullo Sblocca Italia e da uno sull’Italicum. «Il 99 per cento degli interventi si è detto d’accordo su questo percorso», continua Salmaso. Adesso saranno costituiti due tavoli, uno tecnico, con Villone ed esperti di legislazione scolastica, l’altro più “politico”. Domenica 13 settembre intanto i promotori dell’incontro di Bologna sono stati invitati all’assemblea nazionale della Coalizione sociale di Maurizio Landini. “Mai andare da soli” è il mantra che recitano tutti i partecipanti all’incontro nazionale. E che è stato ripetuto al rappresentante di Possibile e dello Snals di Napoli che, come è noto, hanno già presentato dei quesiti referendari sulla scuola. A novembre altro incontro a Roma per verificare il percorso del referendum.
Le manifestazioni in programma
Notte bianca il 23 settembre da svolgere a seconda delle situazioni. Chi può a scuola, oppure in strada oppure ancora legando quell’evento ad altri in programma. L’assemblea di Bologna ha anche approvato due giornate di protesta decise dalle organizzazioni studentesche, il 9 ottobre (Uds e Rete della conoscenza) e il 2 ottobre (centri sociali). In Toscana i sindacati hanno deciso di iniziare il primo giorno di scuola con un’assemblea e nelle altre regioni comunque si tenterà di farlo nei primi giorni. «È forte tuttavia la richiesta di una manifestazione nazionale entro la fine di ottobre e anche uno sciopero generale», continua il rappresentante dei comitati Lip.
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