Un rapporto dell'organizzazione britannica punta l'indice sulle politiche europee e formula una classifica dei Paesi basata su povertà, diseguaglianze e capacità dei governi di adottare politiche fiscali per contrastarne la crescita. Italia messa male

I dati non sono nuovi ma sono elaborati e raccolti tutti assieme e gettano una luce sinistra sulle politiche attuate dall’Europa in risposta alla crisi. Un’Europa per tutti, non per pochi, il rapporto Oxfam presentato in questi giorni chiarisce in maniera incontrovertibile come la crisi e la scelta successiva di imporre l’austerità a molti Paesi abbiano prodotto più povertà e più disuguaglianze.

I numeri raccolti da Oxfam segnalano come tra i Paesi peggio messi ci siano tutti quelli a cui l’Europa ha imposto pacchetti di taglio della spesa e consentono di stilare classifiche sulla base di una serie di indicatori di sviluppo (numero di occupati a rischio povertà, disuguaglianze salariali, diseguaglianze di reddito in base al genere, ecc.). In pochi Paesi i parametri presi in considerazione sono migliorati nel periodo della crisi (Polonia e Paesi Baltici), mentre quasi ovunque le cose rimangono ferme o peggiorano.

 

infografica left - disuguaglianza e povertà in europa

Oxfam punta il dito contro le politiche di austerità europee:

Il rapporto mette in evidenza come i due fattori chiave che esasperano le disuguaglianze in Europa siano l’austerity e un sistema fiscale iniquo e non sufficientemente progressivo. Le misure di austerity introdotte dopo la crisi finanziaria del 2008 – tagli alla spesa pubblica, privatizzazione dei servizi, deregolamentazione del mercato del lavoro – hanno colpito duramente i più poveri. Allo stesso tempo, le multinazionali hanno potuto sfruttare la differenza tra i sistemi fiscali degli stati membri dell’Unione europea eludendo tasse per milioni di euro e privando quindi i governi di risorse significative per offrire servizi ai propri cittadini.

L’Italia non va affatto bene: da noi aumentano le diseguaglianze, i poveri, ma anche i miliardari.  Tra 2005 e 2013 le persone a rischio deprivazione materiale sono quasi raddoppiate, passando dal 6,4% della popolazione all’11,5% (ovvero quasi 7 milioni). I miliardari, invece, sono passati da 10 a 39. Se prima della crisi le diseguaglianze diminuivano, oggi (dati del 2013) sono di nuovo in crescita. E’ un pessimo segnale: in un Paese in crisi economica per diversi anni è normale che la povertà cresca, più grave è che aumenti il divario tra ricchi e poveri. E’ un indicazione di assenza di politiche o di implementazione di politiche sbagliate.

A confermare questa valutazione c’è il lavoro di Oxfam sul coefficiente Gini. «Il tasso di riduzione percentuale del coefficiente di Gini 70,0 (relativo alla distribuzione del reddito disponibile delle famiglie) prima e dopo tasse e trasferimenti sociali è indice di una maggiore o minore portata redistributiva delle politiche fiscali ed economiche dei governi. Nel 2013 l’Italia presenta una riduzione percentuale del coefficiente di Gini (33,5%) al di sotto della media europea (39,8%) classificandosi 22° posto su 28. Un campanello d’allarme sull’efficacia delle politiche governative nel contrasto alla disuguaglianza nel Coefficiente Gini 40,0 dopo tasse e reddito disponibile delle famiglie italiane».

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