Due filmati mostrano il trattamento dei rifugiati in fuga in Ungheria e Macedonia. E intanto il blocco dell'est ribadisce la sua contrarietà al piano Juncker sulle quote obbligatorie

Uomini, donne e bambini ammassati in un campo e trattati come animali in gabbia. La scena è orribile, ma nei campi per richiedenti asilo d’Europa probabilmente si ripetono spesso. Questo è un filmato che sta facendo il giro della rete ed è stato girato da Michaela Spritzendorfer, moglie di un politico dei Verdi austriaci con il quale è andata a portare aiuti al campo di Roszke, in Ungheria, nei pressi del confine con l’Austria. Human Rights Watch ha protestato con il governo ungherese, che si difende sostenendo che «i poliziotti fanno il loro dovere in una situazione di emergenza e senza cooperazione da parte dei profughi».


Nel video qui sotto invece si nota il comportamento della polizia di frontiera macedone, che prende a manganellate i rifugiati come se si trattasse di manifestanti armati di bastoni o criminali pericolosi.

Non stupisce che il blocco europeo che si oppone in maniera più pervicace alla adozione di quote obbligatorie per l’accoglienza di rifugiati, torni a manifestare la propria posizione in maniera ufficiale. I ministri degli Esteri di quattro Paesi si sono incontrati a Praga per ribadire la contrarietà alle proposte del presidente della Commissione Juncker: «Siamo convinti che i Paesi debbano mantenere il controllo sul numero di rifugiati che sono in grado di accettare» ha detto il ministro degli Esteri ceco Lubomir Zaoralek giornalisti in una conferenza stampa congiunta con i colleghi ungherese, polacco e slovacco.