In Lombardia, se sei un albergatore e ospiti dei profughi (e ricevi per questo i contributi dello Stato), non riceverai i contributi regionali. È quanto deciso – e approvato – ieri dal Pirellone. Un pratico disincentivo di cui è molto fiero il governatore leghista Roberto Maroni. E ancor di più Matteo Salvini, che non ha aspettato nemmeno una manciata di minuti per esultare sul suo (solito) twitter. L’emendamento – discusso a lungo e spesso al centro di dure polemiche – alla fine è stato approvato ed è quindi legge. Maroni, per portare a casa questo risultato ha dovuto fare un paio di passi indietro: il testo originale prevedeva pure una sanzione da 5 a 10mila euro e la sospensione dell’attività da sei mesi a un anno per i gestori delle strutture alberghiere. Ma alla fine ha potuto contare su una maggioranza che va da Forza Italia alla Lista Maroni e tiene dentro Ncd. Sì, proprio Ncd, che su questa vicenda mette a nudo una forte spaccatura. Roma, che ha a capo del Viminale il massimo esponente di Ncd, minaccia di impugnare questa legge presso la Corte costituzionale come discriminatoria.
Approvata la nuova legge sul #turismo: grazie a @mauro_parolini e alla mia maggioranza per la grande prova di unità #dalprogrammaaifatti
— Roberto Maroni (@RobertoMaroni_) 16 Settembre 2015
.@Lombardiaonline APPROVA proposta Lega di non dare finanziamenti a albergatori che ospitano immigrati. Pd e 5 stelle hanno votato contro..
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 16 Settembre 2015
La nuova legge regionale, di fatto, si rivela penalizzante nei confronti degli albergatori che ospitano – o hanno ospitato – profughi: non potranno ricevere i contributi regionali per acquisto, costruzione, riqualificazione, ristrutturazione e ammodernamento degli immobili. Non potranno contare sulla loro Regione, insomma. E l’unica “salvezza” è dimostrare di essere stati costretti dal prefetto.
Il Testo dell’emendamento approvato
«I contributi di cui al comma 1, nel caso in cui i richiedenti siano strutture ricettive alberghiere e non alberghiere ai sensi della presente legge, possono essere concessi esclusivamente qualora il fatturato o il ricavato dell’attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall’attività turistica. Nel fatturato o ricavato non sono computate le entrate relative ad attività conseguenti a clamità naturali o altri eventi determinati sda disastri naturali o incidenti di particolare rilevanza o altresì in esecuzione di specifici provvedimento coattivi». (emendamento 113 alla legge regionale sul turismo in Lombardia)
Registrateli, registrateli, continua a chiedere l’Europa. Ma poi, pur riuscendo a registrarli, dove vanno a finire? Il sistema Dublino – ricordiamo – è ancora in vigore, nonostante le buone intenzioni. E le quote – ricordiamo anche questo – sono ancora sulla carta, nonostante gli infiniti vertici. Perciò l’Italia, come anche la Grecia e adesso i Paesi di frontiera dell’Est Europa, continua a ricevere migranti, ogni giorno, senza sosta.
Qual è lo stato dell’accoglienza in Italia?
I grandi centri sparsi sul territorio nazionale sono 23, sono elencati sul sito del ministero dell’Interno. E ospitano 32.471 stranieri (dato di fine 2014). La Regione che ne conta di più è la Sicilia.
I 4 Centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa) ospitano gli stranieri al momento del loro arrivo in Italia: prime cure mediche, fotosegnalazione, richiesta protezione internazionale. Successivamente, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri.
Le 14 strutture tra Centri di accoglienza (Cda) e Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara): garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia. Nel Cara vengono inviati gli stranieri irregolari che richiedono la protezione internazionale, per l’identificazione e l’avvio delle procedure relative alla protezione internazionale.
I 5 Centri di identificazione ed espulsione (Cie): per stranieri giunti in modo irregolare non fanno richiesta di protezione internazionale o non ne hanno i requisiti. Il tempo di permanenza (18 mesi al massimo – link al decreto legge n.89/2011 convertito dalla legge n.129/2011) è funzionale alle procedure di identificazione e a quelle successive di espulsione e rimpatrio.
Il Viminale annuncia un nuovo approccio di accoglienza: basta grandi centri e accoglienza diffusa con gli Enti locali. Lo ha fatto anche il capo del dipartimento Immigrazione, senza peli sulla lingua: Morcone. È in questa direzione che dovrebbe, quindi, muoversi il nuovo bando per potenziare di 10mila posti i progetti Sprar. Bando, già annunciato sia dal Viminale che dall’Anci di Piero Fassino. Ma sono ancora pochi i Comuni a usare fondi e progetti Sprar: 500 su 8.100.
Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Insieme al terzo settore, negli Sprar, si garantiscono interventi di “accoglienza integrata”, superando la sola distribuzione di vitto e alloggio, e prevedendo misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento.
I progetti Sprar sono in 500 Comuni e ospitano 22mila richiedenti.
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