«La legge 194 è una legge che ha quasi 40 anni ed è figlia di lotte e rivendicazioni, ci sembrava giusto raccontare cosa stesse accadendo». Dicono Claudia Torrisi, Filippo Poltronieri, Federica Delogu e Sebastian Viskanic, ex studenti della Fondazione Lelio Basso e autori dell’inchiesta-documentario, che Giovedi 24 settembre verrà trasmessa alle 21.20 su Rainews 24. La loro inchiesta Obiezione Vostro Onore, finalista della quarta edizione del Premio Roberto Morrione, si concentra sul tema del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella città di Roma, verificando quanto la legge 194 trova applicazione negli ospedali della capitale.
A Roma, secondo i dati raccolti dagli autori del documentario, 9 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza. Nonostante, quindi, la legge 194 sia applicata in Italia dal 1978, ancora non è facile per le donne che decidono di intraprendere un aborto portarlo a termine nelle strutture pubbliche ospedaliere, tenute per legge a offrire il servizio. Questo perché al diritto della donna di decidere del proprio corpo si sovrappone un altro diritto: quello del medico a esercitare l’obiezione di coscienza, non effettuando interruzioni di gravidanza. La facilità con cui l’obiezione di coscienza può essere posta, compilando un semplice modulo e revocata, senza dover addurre motivazioni, determina un dilagarsi del suo utilizzo.
Dall’inchiesta emerge che solo nella città di Roma ci sono almeno tre ospedali che non garantiscono il diritto ad abortire: il Centro per la donna Sant’Anna, l’Ospedale Sant’Andrea e il Policlinico Tor Vergata, due dei quali sono policlinici universitari, dove vengono formati i nuovi ginecologi. Anche negli ospedali in cui si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza i problemi a cui vanno incontro le donne sono molti: «Si ha la sensazione di un percorso a ostacoli, ci si sente invisibili e abbandonate in una scelta che richiederebbe agevolazioni e supporto» racconta Valentina, che alle 5 di mattina è insieme ad almeno altre dieci donne, in attesa del suo turno in un sottoscala dell’ospedale San Camillo, davanti ad una porta di vetro sbarrata.
C’è però un altro tipo di interruzione di gravidanza, di cui si parla pochissimo, ed è effettuata dopo il primo trimestre: l’aborto terapeutico. Questo è effettuato per legge dopo il primo trimestre, nei casi di pericolo per la vita della donna o se gli esami a cui si è sottoposta hanno evidenziato gravi malformazioni del feto. Se la donna sceglie di interrompere una gravidanza dopo il terzo mese si rende necessario ricoverarla per qualche giorno e indurre il parto. Per questo i medici non obiettori devono organizzare i loro turni per seguire la paziente, ma spesso negli ospedali i non obiettori sono così pochi che le donne devono attendere per ore, in locali non idonei. Roma è solo l’esempio di come questa legge, in tutta Italia, e in particolare al sud, fatica ancora a trovare una vera applicazione.
Obiezione vostro onore è un’inchiesta che denuncia e porta davanti agli occhi di tutti una cruda verità: la garanzia del diritto all’aborto non è ancora una realtà consolidata in Italia e per le donne non è facile usufruire di un diritto che dovrebbe essere già ampiamente affermato.